Quattro milioni di euro sono stati sequestrati alla cosca Maesano di Isola Capo Rizzuto. L`operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone e dei finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro riguarda due provvedimenti di sequestro preventivo: uno emesso dal Tribunale di Catanzaro e l`altro dall`Ufficio misure di prevenzione del Tribunale di Crotone su richiesta del procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, e del pm Salvatore Curcio.
I sigilli sono stati applicati a beni immobili, quote societarie e conti correnti. L`operazione di oggi rientra nell`ambito delll`indagine “Corto Circuito” e dell`inchiesta “Puma”.
La prima è stata condotta dai carabinieri e finalizzata al contrasto dell`impiego di beni di provenienza illecita in attività economico-finanziarie ed al trasferimento fraudolento di valori che sarebbe stato portato a termine dalla famiglia Puccio, ritenuta vicina alla cosca Maesano. Il via all`indagine era scaturito da due segnalazioni di operazioni finanziarie sospette effettuate dall`Unità di informazione finanziaria della Banca d`Italia di Roma a carico di alcuni componenti della famiglia Puccio.
L`inchiesta “Puma”, invece, era stata portata a termine dai carabinieri il 28 dicembre 2006, contro presunti affiliati alla cosca Maesano, responsabile, secondo gli inquirenti, anche del controllo illecito di attività
economiche connesse a villaggi turistici di Isola di Capo Rizzuto e Botricello.
«Abbiamo coordinato in modo perfetto due diverse indagini» ha dichiarato, durante la conferenza stampa, il procuratore dsitrettuale antimfia Vincenzo Antonio Lombardo spiegando i dettagli dell`operazione che ha interessato i beni dei fratelli imprenditori Giovanni Puccio, di 63 anni, e Antonio Puccio, di 54 anni.
Stando alle segnalazioni della Banca d`Italia, gli inquirenti avevano avviato un`indagine ipotizzando il trasferimento frauloneto di quote societarie e denaro a soggetti che non erano indagati per vicende di criminalità organizzata al fine di eludere eventuali misure patrimoniali. Allo stesso tempo i carabinieri della Compagnia di Crotone avevano avanzato richiesta di sequestro preventivo di alcuni beni nella disponibilità dei fratelli Puccio sotto processo, perché coinvolti nell`inchiesta “Puma”, davanti al Tribunale di Crotone con le accuse di associazione mafiosa, estorsione e voto di scambio.
Per Giovanni Puccio, il pubblico ministero ha chiesto 14 anni di reclusione, mentre per Antonio Puccio la richiesta è di 10 anni.
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