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Ai Condello un assegno per il mantenimento dei figli

Dal 2000 fino al 2003 la famiglia del killer, nonché patriarca di una delle cosche più ricche e influenti della ‘ndrangheta, Pasquale Condello ha percepito un assegno mensile per il mantenimento de…

Pubblicato il: 04/11/2011 – 15:15
Ai Condello un assegno per il mantenimento dei figli

Dal 2000 fino al 2003 la famiglia del killer, nonché patriarca di una delle cosche più ricche e influenti della ‘ndrangheta, Pasquale Condello ha percepito un assegno mensile per il mantenimento dei figli dal Comune di Reggio Calabria. Grazie all`articolo 65 della Legge 448/98, che prevede un sussidio mensile a famiglie con tre o più figli minori che rientrano in quella fascia di persone indigenti. Sia nell’amministrazione del sindaco Italo Falcomatà che in quella di Giuseppe Scopelliti, qualcuno non ha vigilato abbastanza. «Togliamoci la benda per vedere una Calabria nuova», così titolava lo slogan elettorale di Scopelliti, ora presidente della Regione. Evidentemente qualcuno all’epoca la benda ce l’aveva ancora ben calata sugli occhi. Mentre gli estorsori di Condello imponevano il pizzo ai commercianti e bruciavano i negozi della gente perbene, la signora Condello, Maria Morabito, riceveva i soldi dallo Stato. In totale nel 2000 le sono stati erogati 2 milioni e 600mila lire. Nel 2001 la famiglia del boss ha ricevuto 2 milioni 642mila lire. Nel 2003, hanno patito un pò anche loro il passaggio all’euro, infatti ricevono solo 1.437 euro. Dopo il 2003, la primogenita diventa maggiorenne e gli assegni finiscono. Chissà come se la saranno vista brutta. Anche perché dagli accertamenti dei carabinieri del Ros, risulta che la famiglia del boss chiamato “il Supremo” non dichiarasse nessun reddito. D’altronde Pasquale Condello era impegnato a scappare da un covo all’altro poiché di “mestiere” faceva il latitante. Tra l’altro era molto impegnato a «’ndranghetiare» ossia comprare cocaina dai colombiani per poi rivenderla in Europa, trovare modi per ripulire i soldi sporchi e uccidere e far uccidere un bel pò di gente, essendo colpevole di almeno 9 omicidi, tra cui quello di Ludovico Ligato all’epoca direttore generale delle Ferrovie dello Stato. In pratica, facendo tutti noi parte dello Stato come contribuenti, abbiamo aiutato il Comune di Reggio Calabria a mantenere i figli e la moglie del killer e boss più potente della città. La famiglia viveva in un palazzo di 5 piani con vista sullo Stretto che gli fu confiscato nel 1997. Ma grazie alla gestione inerte dell’agenzia del Demanio prima e quella del Comune di Reggio Calabria poi, i Condello non lo hanno sgomberato quasi 10 anni dopo. Nel 1998, come emerge dalle carte, le autorità competenti non intervengono, infatti sia la Prefettura che il Comune non eseguono lo sfratto per «mancanza di idonee soluzioni per sistemare i nuclei familiari». Ma anche da Roma sembra che ci si preoccupa più per i Condello che di recuperare il palazzo del mafioso. Nel 2000 il vice avvocato generale dello Stato, scrive di non ritenere opportuno appellare la sospensiva dello sfratto perché «non ci sarebbero i requisiti di gravità e urgenza», ma oltre a lasciare che la famiglia del mafioso rimanga tranquillamente ancora nella casa confiscata, il Comune si «dimentica» pure di fargli pagare l’affitto come invece prevede la legge, e come risulta da un`indagine della Procura di Reggio Calabria. Eppure in qualche modo la signora Condello ha trovato il modo di raggranellare qualche spicciolo. Infatti come ogni mamma italiana per i matrimoni delle figlie, Angela e Caterina, ha voluto solo il meglio. Per il ricevimento di nozze è stato scelto il più costoso albergo della zona con parco e piscina. Mica male per una famiglia che per il fisco non ha reddito e ha bisogno del sussidio dallo Stato. Ma il finto-povero Pasquale Condello, lo ‘ndranghetista lo sa fare bene. Gli affari se li sapeva gestire eccome. Nel 2008, poco dopo la sua rocambolesca cattura da parte dei carabinieri del Ros, il Tribunale dispone il sequestro di oltre 65 milioni di euro dei beni nella disponibilità di Alfredo Ionetti. Ionetti altri non è che il consuocero del “Supremo” ritenuto il tesoriere-prestanome della cosca Condello, che era andato a ripulire i soldi sporchi in Emilia Romagna, a Cesena. Nelle cassette di sicurezza gli investigatori trovano lingotti d’oro, pietre preziose, gioielli e orologi. Alla faccia della professata povertà.

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