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Rende, prosa al via con polemiche

RENDE “Un altro diadema alla mia fanciulla”: la dedica più teatrale, e poetica, al nuovo gioiellino dell’Unical, l’Auditorium che dal 9 dicembre all’11 marzo esordirà con la stagione di prosa curat…

Pubblicato il: 05/11/2011 – 16:05
Rende, prosa al via con polemiche

RENDE “Un altro diadema alla mia fanciulla”: la dedica più teatrale, e poetica, al nuovo gioiellino dell’Unical, l’Auditorium che dal 9 dicembre all’11 marzo esordirà con la stagione di prosa curata dal Teatro Stabile di Calabria, la fa Aldo Bonifati, progettista del Campus e sua memoria storica. I 700 posti, l’acustica perfetta e la strumentazione avveniristica con tanto di golfo mistico a scomparsa “motorizzata” colpiscono i tanti registi, produttori e teatranti calabresi riusciti ad entrare per vedere il nuovo spazio, che farà il paio con il Piccolo (destinato alle compagnie Libero teatro e Rossosimona). “Non faremo nessun taglio del nastro perché siamo sobri – così il rettore Giovanni Latorre sembra riferirsi ad amministrazioni inclini alle inaugurazioni in pompa magna –, oggi inauguriamo un luogo d’incontro e crocevia di cultura”. Poco importa che, nel frattempo, ad alcuni esponenti del Filorosso venga vietato di partecipare all’incontro pubblico. “È una giornata di festa – continua il direttore artistico e presidente del Tsc e del Teatro “Quirino-Vittorio Gassman”, Geppy Gleijeses – peccato rovinarla, certo anche quei ragazzi hanno le loro ragioni”. Nel frattempo restano fuori.

LA STAGIONE
Gleijeses, cosentino per parte di madre, si dice “calabrese d’adozione”: e l’affetto è senza dubbio ricambiato dalla nostra regione, nella quale lavora in lungo e largo, da Reggio (il sindaco Arena gli ha confermato la consulenza per la prosa del Cilea già accordatagli dal suo predecessore Scopelliti) all’Unical (dopo i 5 anni al Garden di Rende, dove la sua società ha avuto una sede fino a oggi) passando dalla “sua” Crotone (all’Apollo la sede centrale dello Stabile). Ma guai a parlare di monopolio: però, se è vero che il discorso sulla commistione pubblico-privato quanto a Cultura meriterebbe un ciclo di seminari più che una conferenza stampa, è altrettanto vero che un po’spiazzano le critiche di Gleijeses alle residenze teatrali (iniziativa della giunta Scopelliti) e soprattutto al Magna Graecia festival se si pensa che il direttore artistico (Giorgio Albertazzi) è inserito nel cartellone (“Cercando Picasso”, debutto il 21 e 22 gennaio). “Il Magna Graecia – commenta – è un festival improbabile, ognuno dovrebbe fare il suo mestiere”, e l’attacco viene da un attore che per mestiere è anche titolare della privata Gts, società sotto le cui insegne lo Stabile di Calabria è nato 12 anni fa.
Come anticipato dal sito del Corriere della Calabria, la stagione parlerà soprattutto campano. Nomi importanti, da Luigi De Filippo fino al “Gomorra” rivisto da Mario Gelardi. Tra gli altri Leo Gullotta (“Il piacere dell’onestà”, 9 e 10 dicembre), Giuliana De Sio (“La lampadina galleggiante”, 17 e 18 dicembre), la coppia Covatta-Iachetti (“Niente progetti per il futuro”, 26 e 27 gennaio) e Francesco Paolantoni (“Compagnia Totò”, 3 e 4 marzo). Anche Gleijeses salirà sul palco (9 e 10 gennaio con “L’affarista” di Balzac).
Resta invece fuori dalla prosa dello Stabile per la prima volta il Tca (Teatri calabresi associati, struttura non di produzione ma di sola distribuzione), “è in una fase di rinnovamento totale”, dicono dal tavolo.
Manca anche il musical ma potrebbe essere proposto in una prossima stagione, nell’attesa il rettore assicura che sono già a buon punto i contatti con il Conservatorio “Giacomantonio” di Cosenza per una nicchia dedicata alla concertistica.

LA STRUTTURA
Il Grande teatro Unical – ribattezzato ufficialmente “Auditorium” da oggi – è costato 10 milioni di euro: dalla Regione Calabria (assessori Sandro Principe prima e Mimmo Cersosimo poi, entrambi ringraziati dal rettore)  ha avuto un finanziamento di 770mila euro per gli arredi.  
“Mi sento orgoglioso – commenta Gleijeses – perché non ho mai visto un teatro moderno così bello e così ben attrezzato tecnicamente. È ai livelli di teatri come il Giovanni da Udine e il Comunale di Bolzano. Sarà una sede di produzione e di didattica come a Crotone, e siamo orgogliosi di gestire questa struttura”. L’ultima affermazione viene rettificata da Fabio Vincenzi, uno dei suoi collaboratori (con Shapour Yjazdani, anche lui presente): “Il teatro è di proprietà dell’Unical, noi gestiamo solo questa stagione”. Vincenzi assicura che – come finora al Garden – gli studenti avranno la possibilità di abbonarsi: due le tipologie di prezzo, al posto delle tre del cineteatro rendese, dove era prevista anche la galleria. Per i disabili accessi ad hoc e 10 posti riservati.
Il “calabro-persiano” Shapour Yjazdani è fiducioso: “Se i calabresi vanno a Roma a teatro non vedo perché non possono arrivare fin qui”. Poi anche lui critica la giunta Scopelliti: “La gestione pubblica è quasi fallimentare e non punta su economicità e qualità: da un lato un festival costosissimo (il Mgtf è costato circa un milione e mezzo per 60 repliche, ndr) e dall’altro solo 400mila euro per le 11 strutture calabresi che assicurano 1.100 repliche”.

QUANDO GEPPY DISSE NO A COSENZA
Gleijeses trova il tempo per raccontare anche un gustoso retroscena che riguarda Cosenza: con la mediazione del deputato udc Roberto Occhiuto, fu messo in contatto con il sindaco Mario, fratello del parlamentare, per concordare una direzione unitaria delle tre strutture bruzie (il “Rendano”, dove fare prosa, lirica e concerti, il “Morelli” da destinare alle compagnie dell’area urbana e il “Tieri” da dedicare alla tradizione dialettale). Il “no” arrivò quando il Comune gli formulò la proposta: direzione per un anno e in esclusiva. Per Gleijeses significava lasciare tutte le attività in ballo, che come abbiamo visto non sono poche.
E il Comune di Rende? Nessun invitato al tavolo ma “il sindaco Cavalcanti e l’assessore Loizzo saranno sicuramente al nostro fianco in quest’avventura”.

LA PROTESTA DI FILOROSSO
La macchina della vigilanza (predisposta dal rettore e coordinata dal suo portavoce Francesco Kostner: una decina di addetti, tra carabinieri e privati), sovradimensionata tanto più nel sabato desertico dell’ateneo, crea più di un’ora di tensione quando viene vietato al collettivo Filorosso ‘95 di entrare e poter appendere uno striscione (sulla gestione delle politiche culturali e sulla fruizione degli spazi pubblici) e distribuire volantini. Si richiede l’accredito stampa ma registi, studenti e teatranti – sebbene, spesso, anche dopo decine di minuti di “anticamera” – riescono ad entrare e uscire più volte. Restano fuori solo quelli dello spazio sociale abbattuto in estate, i toni si alzano e un giovane padre che aveva portato la figlioletta “a vedere il nuovo teatro” deve allontanarsi quando l’atmosfera inizia a farsi rovente: urla ma niente spintoni. “Ti fanno venire la voglia di andare a teatro…”, fa una ragazza. E un altro: “Non si può criticare?”. Il rettore, dal tavolo allestito sul palco, si dirà “rammaricato di ciò che è accaduto fuori. Una piccola minoranza ha guastato la festa, così ci facciamo male da soli”. Tra ospiti straniti che rumoreggiano e scenette come quella della giornalista Rai arrivata con tre quarti d’ora di ritardo e indignata per la cartellina stampa non messale da parte, in un modo o nell’altro s’inizia. Come spettacolo d’esordio della prosa all’Unical non c’è male.

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