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Dopo i fischi in piazza Battaglia difende Renzi

«La manifestazione del partito democratico ha dato una speranza all’Italia. Ieri, però  in piazza San Giovanni c’ è stata una zona d’ombra che deve essere immediatamente spazzata . La contestazione…

Pubblicato il: 06/11/2011 – 19:57
Dopo i fischi in piazza Battaglia difende Renzi

«La manifestazione del partito democratico ha dato una speranza all’Italia. Ieri, però  in piazza San Giovanni c’ è stata una zona d’ombra che deve essere immediatamente spazzata . La contestazione a Renzi , piccola, ma da non sottovalutare rischia di essere un virus contagioso». È quanto afferma il consigliere del Pd Demetrio Battaglia. Secondo l`esponente calabrese del Partito democratico la contestazione «non è stata sicuramente organizzata ma non è stata nemmeno spontanea è conseguenza prevedibile di alcune dichiarazioni, o peggio di accuse che hanno provocato un riflesso condizionato. Vendola prima lo ha confinato esplicitamente nella destra , Bersani poi implicitamente e cripticamente, seguito da tanti dirigenti del partito, ha rincarato la dose». Non sono piaciute a Battaglia le esternazioni del segretario nazionale che ha definito le idee di Renzi un rigurgito degli anni 80. «Non è chiaro il riferimento, perché in quegli anni ci sono state diverse idee: il manifesto dei cattolici più società e meno stato, la discussione sul salario variabile non più indipendente innescata sul finire degli anni 70 da Lama e definita poi da Craxi e approvata dagli italiani con il referendum sulla cosiddetta scala mobile; la famosa Milano da bere e il rampantismo ad essa legato; le politiche di rigore economiche  pensate  da De Mita e sostenute da Repubblica e tante altre cose. In sostanza a Renzi è stato detto sei di destra non puoi parlare e nemmeno quindi criticare. Tutto sommato – aggiunge Demetrio Battaglia –  Renzi è stato più fortunato di noi studenti cattolici che a fine anni settanta eravamo attivi dentro le scuole e le università, fuori dal guscio protettivo della Democrazia Cristiana e anche per questo definiti con più facilità reazionari e quindi fascisti con le conseguenze che tanti ricorderanno. Oggi questi termini sono desueti-  sono usciti dal vocabolario anche perché richiamerebbero altri termini che sicuramente non darebbero forse fastidio a Vendola, ma a Bersani magari sì, ad esempio comunista. Essere definito di destra dal gruppo dirigente di un partito che ancora conserva reminiscenze vecchie, oltre che un apparato burocratico che in questi tre anni è stato riorganizzato per essere utilizzato anche strumentalmente con il rischio di forme  degenerative, significa dare anche un segnale di emarginazione. Bersani ha sbagliato a Napoli e ha continuato a Roma, sul palco oltre alla nomenclatura e alla burocrazia del partito doveva esserci e a pieno titolo il sindaco fiorentino». Netto il pensiero del consigliere regionale: «Io  non condivido alcune cose che Renzi dice altre sì, ma in un partito aperto, anzi che deve diventare aperto se veramente vuole modernizzare il paese ci deve essere la possibilità di esprimere il proprio pensiero nei modi e nei luoghi ritenuti utili, vale da Renzi  al presidente Oliverio.  Del resto Renzi lo fa senza gravare sulle casse del partito come invece probabilmente (ma questa è una storia da approfondire ) fanno i tanti impiegati del partito che hanno iniziato a girare l’Italia per costituire correnti funzionali all’ apparato dirigente. Anche per questi motivi – conclude Demetrio Battaglia – Renzi merita rispetto e solidarietà da parte di tutti».

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