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«Non ho i documenti, sono Sebastiano Pelle»

REGGIO CALABRIA Mancano 10 minuti alle 21. Un uomo solo al porto di Reggio. Le telecamere dei carabinieri puntate sul molo. Due militari del Ros si avvicinano e chiedono i documenti. Quell’uomo ha …

Pubblicato il: 10/11/2011 – 12:15
«Non ho i documenti, sono Sebastiano Pelle»

REGGIO CALABRIA Mancano 10 minuti alle 21. Un uomo solo al porto di Reggio. Le telecamere dei carabinieri puntate sul molo. Due militari del Ros si avvicinano e chiedono i documenti. Quell’uomo ha capito che la sua latitanza è finita. «Non ho i documenti, sono Sebastiano Pelle». Troppa la somiglianza con l’ultima foto del trafficante di droga, nipote del mammasantissima Antonio Pelle detto “Gambazza”. Gli uomini del generale Ganzer da tempo avevano la sensazione che il ricercato, inserito nella lista dei più pericolosi d’Italia, si nascondeva nei pressi del porto. I gps collegati alle auto in uso ai suoi fiancheggiatori stranamente nei giorni scorsi si sono fermati a pochi metri dall’attracco delle navi e degli aliscafi. Scattano le manette. Nessun favoreggiatore arrestato. Nessun covo se non quell’uomo sul molo che, dal 1995, sfuggiva da una sentenza a 14 anni di carcere per traffico di droga e armi. Secondo gli inquirenti, l’arresto avvenuto a Reggio Calabria «conferma ancora una volta il forte legame dei latitanti con il territorio di influenza criminale, dal quale non possono allontanarsi per continuare ad esercitare la loro autorità e dove possono godere di protezione e sostegno logistico». «È la dimostrazione – ha affermato il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone – che lo Stato ha la capacità e la volontà di mantenere il controllo del territorio anche in zone difficili come quella di San Luca». «La cattura – ha sottolineato il procuratore aggiunto Nicola Gratteri – dimostra le difficoltà nelle quali si sta muovendo la ‘ndrangheta di San Luca. Sebastiano Pelle è uno di quei latitanti che si doveva trovare in provincia di Reggio Calabria. Non era un semplice broker delle cosche ma un soggetto che aveva responsabilità operativa e per questo non poteva allontanarsi dal territorio altrimenti perdeva la leadership». E se il colonnello Carlo Pieroni, comandante del Nucleo operativo, ha ribadito che «il “modello Reggio”, come sistema di contrasto alla ‘ndrangheta adottato dai carabinieri, si sta rivelando vincente», il comandante del Ros Stefano Russo si è soffermato sulla fase operativa della cattura: «Sapevamo che il porto di Reggio era una zona calda. Non è stato semplice lavorare in un luogo dove ci sono molte persone». Alla conferenza stampa ha partecipato anche il generale Mario Parente, vicecomandante del Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, che si è complimentato con i “Cacciatori di Calabria”, «fondamentali per ricostruire la rete di fiancheggiatori del latitante». Infine, per comprendere il calibro del boss arrestato, il procuratore aggiunto Gratteri ha spiegato che, dopo la morte del patriarca `Ntoni Gambazza, «la famiglia Pelle è in grande difficoltà. Molti processi degli ultimi anni hanno colpito la cosca di San Luca anche se non ha partecipato alla faida in cui, invece, sono stati coinvolti i Vottari, da sempre considerati la “longa manus” dei Pelle». Questi ultimi, nel 2009, hanno perso la carica di “capo crimine” andata a Mico Oppedisano, capo locale di Rosarno, che certamente non ha la stessa caratura criminale della famiglia di San Luca. Eppure, Sebastiano Pelle non è mai stato condannato per associazione mafiosa. A tale proposito Gratteri se la cava con una battuta: «Uno può essere generale, ma non per questo è il più potente di tutti».

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