CATANZARO Tra gli anni 70 e 90, nel territorio cosentino, ci furono due guerre di mafia cruente con numerosi omicidi finalizzati a stabilire la supremazia di alcune delle cosche della `ndrangheta. È questo lo scenario che è emerso dall`intervento del sostituto procuratore generale, Eugenio Facciolla, nel corso del processo davanti ai giudici della Corte d`Appello d`Assise di Catanzaro che vede imputate 47 persone coinvolte nell`inchiesta “Missing”. Facciolla ha ripercorso le fasi delle indagini e il ruolo svolto dagli imputati nell`ambito delle cosche della `ndrangheta cosentina. Al termine del suo intervento il processo è stato aggiornato al 16 novembre quando saranno formulate le richieste dell`accusa. I difensori hanno chiesto la riapertura del dibattimento e i giudici si sono riservati di decidere nel corso della prossima udienza. L`inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dal Ros dei carabinieri, riuscì a far luce su decine di omicidi di `ndrangheta. Il processo di primo grado si era concluso con quattro condanne all`ergastolo nei confronti di Romeo Calvano, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Franco Perna, altre 32 condanne a pene variabili dai 12 e i 29 anni di reclusione. Undici imputati, tra cui il boss reggino Pasquale Condello, detto “Il Supremo”, furono assolti.
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