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Donadi (Idv): «Il ponte sullo Stretto è stata la più grande balla di Berlusconi»

VILLA SAN GIOVANNI «Il ponte sullo Stretto è stata la più grande balla del governo Berlusconi». Inizia così l’intervento di Massimo Donadi, deputato dipietrista intervenuto questa sera a un convegn…

Pubblicato il: 10/11/2011 – 21:14
Donadi (Idv): «Il ponte sullo Stretto è stata la più grande balla di Berlusconi»

VILLA SAN GIOVANNI «Il ponte sullo Stretto è stata la più grande balla del governo Berlusconi». Inizia così l’intervento di Massimo Donadi, deputato dipietrista intervenuto questa sera a un convegno organizzato a Villa San Giovanni sui tagli al trasporto pubblico locale e sul futuro del Ponte di Messina. Accanto a lui, i consiglieri regionali di Italia dei valori, Giuseppe Giordano e Mimmo Talarico, il commissario regionale Enzo Tromba e il consigliere provinciale di Messina Maurizio Palermo. Donadi è stato uno dei firmatari in Parlamento della mozione che di fatto ha bloccato i finanziamenti del governo al Ponte. «Alla Camera – afferma il deputato – siamo riusciti a fare un’operazione verità su una infinita mangiatoia che ha fatto scempio del denaro pubblico per non concretizzare assolutamente nulla. Non è possibile parlare del Ponte in un Paese, e in una regione come la Calabria, dove appena piove muore qualcuno. Noi vogliamo che queste risorse vengano dirottate su infrastrutture più urgenti e sui servizi fondamentali». Per Giuseppe Giordano, l’opera «è stata una truffa ai danni di Calabria e Sicilia. In tutti questi anni sono stati spese risorse che non avevano niente a che vedere con le infrastrutture. La mozione dell’Italia dei valori arriva in un momento in cui mancano i fondi necessari per garantire un trasporto pubblico decente e per il riassetto idrogeologico. Bisogna investire denaro laddove c’è più urgenza. Il governo, in questa occasione, non ha potuto far altro che astenersi dal voto, non ha avuto il coraggio di intervenire». Quello dell’Idv non è però un atteggiamento di chiusura totale nei confronti del ponte. «Noi – commenta Enzo Tromba – non diciamo di no a prescindere. Riteniamo però che oggi rappresenti sia un’opera fine a se stessa, che potrebbe solo creare posti di lavoro per un periodo molto limitato. I soldi devono invece essere usati per migliorare il territorio calabrese». Dello stesso avviso anche Mimmo Talarico: «Per andare da Cosenza a Reggio si impiegano tre ore. Si arriva a sei se si parte da Trebisacce. In una situazione del genere, sfugge la ratio che spinge verso la costruzione di questa infrastruttura. La verità è che il nostro sistema viario è una barriera insormontabile per una regione che ha una forte vocazione turistica come la nostra. I flussi si fermano a Napoli e scavalcano la Calabria». Senza contare il forte impatto ambientale che il Ponte causerebbe: «Sarebbe uno sfregio alla bellezza di questa regione – continua Talarico –. Se noi destinassimo una parte di queste risorse per terminare la A3, potenziare le ferrovie e sistemare la statale 106, modernizzeremmo la Calabria, collegandola finalmente al resto del Meridione e d’Italia». Anche il contributo che darebbero i privati nella realizzazione dell’opera appare molto improbabile agli esponenti dipietristi. Per Maurizio Palermo, «gli imprenditori di cui tanto si è parlato non esistono, è solo l’ennesima boutade del governo Berlusconi. Parlarne significa voler continuare in questa operazione clientelare che finora è costata 300 milioni di euro, soldi spesi solo per trivellazioni e compensi di professionisti». Non poteva mancare, poi, un accenno alla situazione politica nazionale e alla posizione che manterrà L’Idv. «In tre giorni è cambiato il mondo – commenta ancora Donadi –, la Seconda Repubblica è finita. Di fronte a questa rivoluzione copernicana tutte le forze politiche devono ricalibrare le loro posizioni. Noi spingeremo per le elezioni anticipate a gennaio. Se non si arriverà a questa risoluzione, l’Italia dei valori manterrà una posizione di responsabilità nazionale. A patto che nel governo non ci sia nessun ex ministro del governo Berlusconi e che si adotti una linea di austerità che preveda la giustizia sociale e il taglio ai costi della politica».

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