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Una giornata con gli azzurri

RIZZICONI A Rizziconi l’aria è elettrizzata fin dalle prime ore del mattino. Si riversano tutti in piazza Marconi, dove si trova il municipio in cui è stato allestito l’ufficio accrediti. La giorna…

Pubblicato il: 13/11/2011 – 19:28
Una giornata con gli azzurri

RIZZICONI A Rizziconi l’aria è elettrizzata fin dalle prime ore del mattino. Si riversano tutti in piazza Marconi, dove si trova il municipio in cui è stato allestito l’ufficio accrediti. La giornata di sole invita a star fuori. Al campo di calcetto gli spalti sono affollati già alle undici. C’è un clima di festa: musica, balli, coreografie tricolori. Si attende con pazienza l’arrivo della Nazionale, con la surreale scena di decine di giornalisti, cameraman, fotografi, operatori radio-tv che si aggirano smarriti in questo enorme spiazzo: un’area circondata dagli ulivi della Piana.

SOGNO AZZURRO REALIZZATO
Il muso del torpedone degli azzurri spunta all’ingresso dell’impianto un’ora e mezza dopo, ma il ritardo non fa scemare l’entusiasmo e la spasmodica attesa delle migliaia di persone presenti. Sono studenti delle scuole di ogni ordine e grado, intere famiglie, appassionati di sport. Quando arrivano i calciatori, il pubblico è davvero in visibilio. Un quarto d’ora e avviene ciò che qualche tempo fa sarebbe sembrato solo un sogno: i giocatori della Nazionale, indossati calzoncini e scarpette, scendono sul campo. Ma prima di cominciare con il minitorneo – poco più che un’esibizione a beneficio del pubblico che altro – bisogna spiegare cosa significhi la presenza degli azzurri in Calabria. La rapida carrellata di saluti istituzionali è un atto dovuto che si esaurisce nell’arco di qualche minuto.

LA NAZIONALE ADERISCE A LIBERA
Tocca a don Ciotti, che non usa giri di parole e taglia corto con le cerimonie: «La lotta alla mafia si fa sul territorio, ma si fa soprattutto a Roma, in Parlamento. Si fa con le politiche sociali, difendendo il lavoro, a cominciare da quelli che lo hanno. Invito la Federcalcio a entrare nella rete di Libera,  1.600 associazioni senza colori politici». Appello che ha trovato subito un positivo riscontro nel presidente della Figc, Giancarlo Abete, presente a Rizziconi.
«State attenti – ha aggiunto don Ciotti-: è la terza volta che inauguriamo questo campo. O ci impegniamo davvero a lavorare per il cambiamento, oppure sarà invano: e il cambiamento comincia da ciascuno di noi. Le mafie non sono solo in Calabria. Il Comune di Bardonecchia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose».

UN FIORE PER CICCIO INZITARI
Poi il presidente di Libera ha ricordato «Ciccio»: Francesco Inzitari, il diciottenne barbaramente assassinato il 6 dicembre 2009 per una vendetta di ‘ndrangheta nei confronti del padre, l’imprenditore ed ex esponente dell’Udc Pasquale, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. «Ho portato un fiore sulla sua tomba a nome di tutti voi», ha detto don Luigi. Così è partito un lungo e commosso applauso, seguito dall’abbraccio della Nazionale ai genitori di Dodo Gabriele, il bambino di 11 anni ucciso nel 2009 mentre giocava su un campo a Crotone, e a Stefania Grasso, figlia di Vincenzo, uno dei primi commercianti ad essersi ribellati al racket e assassinato a Locri nel 1989.

PRANDELLI INVITA A NON MOLLARE
«È stato un allenamento morale, in cui i ragazzi hanno capito che ci sono dei valori fondamentali nella vita, a cominciare dalla legalità. Questo è stato il vero impegno di oggi». Cesare Prandelli non ha voluto prendere la parola davanti al pubblico. Ha preferito farlo alla fine, conversando con i giornalisti nella zona mista. «Don Ciotti ha ragione: ha la capacità di toccare le coscienze ed esprime sempre il senso profondo delle cose. Il mondo del calcio dovrebbe frequentarlo di più. Ci siamo tutti commossi – aggiunge il commissario tecnico –. Ai calabresi dico: non mollate mai. Questa gente non va lasciata sola. Ci sarà un domani, daremo continuità a questa giornata».

SHOWTIME
In campo, gli azzurri si dividono in quattro squadre di calcio a cinque. Danno vita a un torneo fatto di partitelle da dieci minuti ciascuna, con tanto di rigori a oltranza in caso di pareggio, semifinali e finali. Giocano a ritmo blando: non possono correre il rischio di farsi male, ma si divertono e si vede, regalando anche un discreto spettacolo al pubblico. Buffon non ne para una – è troppo alto per una porta di calcetto –, De Rossi lo infila con una parabola incredibile da quaranta metri, Balotelli e Pazzini non ci stanno a perdere neanche quando si gioca così per diletto. E l’ultima azione è da cineteca: a due metri dalla porta, Marchisio si libra in aria e segna con una sforbiciata incredibile. Restano tutti a bocca aperta. È un gesto tecnico di una bellezza rara. Il modo migliore per chiudere una giornata che, da queste parti, nessuno dimenticherà. Nessuno, neanche i boss.

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