Riesame: «Rappoccio resta in carcere»

Resta in carcere l`imprenditore Pasquale Rappoccio, arrestato poche settimane fa nell`ambito dell`inchiesta “Reggio nord” coordinata dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo.
Lo ha deciso il Tribunale della Libertà, presieduto dal giudice Filippo Leonardo, che ha rigettato la richiesta di revoca dell`ordinanza di custodia cautelare in carcere formulata dai difensori di Rappoccio considerato dagli inquirenti un imprenditore a tutto campo.
Per lui l`accusa è di intestazione fittizia di beni con l`aggravante mafiosa dell`articolo 7 per aver favorito la cosca Condello di Archi.
Assieme all`imprenditore Pietro Siclari, infatti, Rappoccio avrebbe preso in affitto la società che gestiva il “Limoneto”, una discoteca nella zona nord di Reggio. Una discoteca che, di fatto, sarebbe riconducibile secondo gli inquirenti, a Mico Condello e Bruno Tegano.
L`accusa, nei confronti di Rappoccio, si fonda su alcune intercettazioni non equivoche. Per la Dda l`indagato è uno di quegli imprenditori che si interfaccia con naturalezza con la criminalità organizzata, un uomo “cerniera” tra i soldati della `ndrangheta e la zona grigia dei colletti bianchi.
Il suo nome, inoltre, compare in un`informativa della Guardia di Finanza del 21 ottobre 2005 in cui viene descritto come un soggetto in odor di mafia: «Pasquale Rappoccio (qualificato come prestanome della cosca Libri), unitamente al fratello Vincenzo, svolgerebbe per conto dei Libri una intensa attività di reimpiego di capitali illeciti».
Nella stessa informativa, infine, erano emersi numerosi contatti con esponenti politici della città dello Stretto. Tra questi anche l`ex sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti, oggi governatore della Calabria. Stando a quelle intercettazioni, captate dalle fiamme gialle, sarebbe stato Rappoccio uno dei soggetti che aveva messo in contatto Scopelliti con l`impresario dei vip Lele Mora.