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Parte da Cosenza il tour di Mario Oliverio "l`aggregatore"

A Mario Oliverio non piace essere definito “un uomo al comando”, anche perché con tutta evidenza e per sua stessa ammissione da comandare non c’è moltissimo. Però in attesa che il Pd si dia una for…

Pubblicato il: 14/11/2011 – 20:58
Parte da Cosenza il tour di Mario Oliverio "l`aggregatore"

A Mario Oliverio non piace essere definito “un uomo al comando”, anche perché con tutta evidenza e per sua stessa ammissione da comandare non c’è moltissimo. Però in attesa che il Pd si dia una forma attraverso gli annunciati congressi, il presidente della Provincia di Cosenza conferma il suo attivismo, riempiendo un cinema cittadino attorno alla parola d’ordine “Adesso ricostruiamo L’Italia” e annunciando altre successive iniziative nella regione.
Un aggettivo che gli piace per definirsi in questa fase precongressuale, è quello di aggregatore, un modo più sofisticato e meno irritante per dire leader. Tuttavia lui giura che non cerca altre candidature, tentando così di rassicurare «i molti preoccupati» che pure ci sono. Lo scopo di tanto movimentismo, per Oliverio va cercato nella necessità di strutturare il partito prima possibile, di dare vita a una classe dirigente in grado di proporre una linea, un programma, perfino di essere una credibile alternativa di governo regionale, perché il modello Scopellitti comincia a mostrare le prime significative crepe.
Un concetto che pure Carlo Guccione aveva espresso nel suo intervento. Partito come era prevedibile da uno sguardo nazionale, il consigliere regionale era poi approdato a considerazioni calabresi, associando il declino del berlusconismo al fallimento del modello Reggio, «fondato sulla illegalità». Un fallimento che è basato sulla assenza del governo regionale davanti alle urgenze della regione, come la disoccupazione, il saccheggio delle risorse, l’assenza di infrastrutture, di cui hanno colpa pure «i parlamentari calabresi che sono stati complici di tale scempio». Un declino che per Guccione già odora di possibile fine corsa, al punto da affermare che «molto prima di quanto noi stessi possiamo immaginare, ci potremmo trovare davanti a una riapertura dei giochi politici». Una eventualità cui il Pd deve giungere pronto, rinunciando a guardare indietro, perché al passato appartengono «cinque anni di governo che non sono stati una buona esperienza».
Liquidati gli anni del centrosinistra di governo guidato da Loiero, ora è necessario  guardare avanti, celebrando i congressi con le regole «che ci ha lasciato Musi» e creare una classe dirigente per «un nuovo progetto di governo della Calabria». La prima tappa resta il rilancio del Pd, insiste Oliverio, che immagina il partito come soggetto collettivo, a cui portare il contributo di una esperienza lunghissima, cercando di essere rassicurante nello smentire vocazioni leaderistiche e chiamando a raccolta «le realtà del volontariato, della politica e della società civile, come è successo a Lamezia».

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