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Sequestrati oltre cinquemila reperti archeologici

Migliaia di reperti archeologici illegalmente detenuti sono stati sequestrati dai carabinieri del Nucleo tutela beni culturali di Cosenza e dai colleghi di diverse città italiane, che hanno denunci…

Pubblicato il: 16/11/2011 – 17:01
Sequestrati oltre cinquemila reperti archeologici

Migliaia di reperti archeologici illegalmente detenuti sono stati sequestrati dai carabinieri del Nucleo tutela beni culturali di Cosenza e dai colleghi di diverse città italiane, che hanno denunciato 77 persone per ricettazione e violazioni in materia di alienazione di beni archeologici. Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Cosenza, Franco Giacomantonio e dal sostituto procuratore Francesco Pellecchia, secondo quanto reso noto, hanno preso spunto dall`individuazione di una persona della provincia, abitualmente dedita all`illecita ricerca sul territorio calabrese e alla commercializzazione di beni di natura archeologica mediante l`aggiudicazione di aste e inserzioni on line. I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di ricostruire il traffico illecito degli ultimi 3 anni e di identificare gli operatori del mercato clandestino di riferimento. Sono stati quindi avviati accertamenti finalizzati a stabilire la provenienza dei beni archeologici commercializzati e la lecita detenzione degli stessi da parte degli indagati. Accertata la presunta illiceità dell`attività, è stata avanzata richiesta di perquisizione e sequestro alla competente Procura della Repubblica di Castrovillari. L`indagine, condotta in varie fasi e località del territorio nazionale, ha portato al sequestro di 4.050 monete in argento e bronzo di epoca magnogreca, romana e bizantina; 1.003 reperti archeologici tra vasi, fibule, anelli, bottoni, pesi da telaio e monili in ceramica; 35 reperti di natura paleontologica; 8 metaldetector. Gli accertamenti tecnici e investigativi, spiegano gli inquirenti, hanno consentito di riscontrare l`originalità e importanza storico-scientifica dei reperti e la loro provenienza dai siti archeologici calabresi. Completati gli esami di rito i reperti saranno messi a disposizione della competente Soprintendenza archeologica per consentirne la fruibilità pubblica e gli opportuni approfondimenti scientifici.

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