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Consiglio regionale, la sanità può attendere

REGGIO CALABRIA Il dibattito sulla sanità calabrese si terrà il prossimo 2 dicembre. Dopo un pomeriggio denso di avvenimenti e di accuse, culminato nell’abbandono dell’aula da parte delle opposizio…

Pubblicato il: 18/11/2011 – 23:15
Consiglio regionale, la sanità può attendere

REGGIO CALABRIA Il dibattito sulla sanità calabrese si terrà il prossimo 2 dicembre. Dopo un pomeriggio denso di avvenimenti e di accuse, culminato nell’abbandono dell’aula da parte delle opposizioni, alla fine il consiglio regionale ha scelto la strada del rinvio. Il protagonista assoluto della seduta è stato il commissario ad acta alla sanità, Giuseppe Scopelliti. È il governatore della Calabria il primo a prendere la parola per fare il punto sul Piano di rientro sanitario e a scatenare in seguito un putiferio in aula. «Nel documento di programmazione economica abbiamo elencato tutti i gravi problemi che si sono accumulati e che devono essere aggrediti con tenacia e senso dell’etica», è il primo commento di Scopelliti. Che continua: «Il Piano di rientro non può essere considerato uno strumento di riduzione dei costi della sanità, ma piuttosto uno strumento che possa abituare tutti gli attori della sanità ad avere maggiore sensibilità sul valore del denaro pubblico. Abbiamo riorganizzato le strutture dipartimentali per rafforzare il ruolo di coordinamento della Regione sugli atti delle Asl. Siamo riusciti a realizzare relazioni più incisive con le aziende ospedaliere attraverso appositi atti organizzativi. «E ancora – ha aggiunto Scopelliti – abbiamo attivato tutte le procedure per accelerare il processo di costruzione del sistema informativo sanitario regionale (Sisr) il cui bando di gara è in fase di aggiudicazione. Inoltre, sono state avviate le fasi per la realizzazione dei quattro ospedali (della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro, di Vibo Valentia e di Catanzaro) il cui cronoprogramma prevede la consegna delle nuove strutture entro il 31 dicembre 2015».  Per quanto riguarda invece lo stato di attuazione del Piano di rientro, «la struttura commissariale ha avviato una serie di interventi che hanno consentito di incidere sul processo di discontinuità necessario per raggiungere gli obiettivi del Piano stesso. In pratica una riduzione della perdita di esercizio di circa il 16% nell’anno 2010, rispetto al 2009. Nel 2011, è prevista un’ulteriore riduzione della perdita di esercizio del 30% rispetto all’anno 2010, con un risparmio di circa 131 milioni di euro». Terminata la relazione, Scopelliti si allontana dall’aula, determinando la netta presa di posizione dell’opposizione, che a sua volta abbandona la seduta. Doveva essere il giorno per fare finalmente il punto sulla situazione sanitaria calabrese e dare spazio al confronto tra le parti. Invece, nulla di fatto. In Consiglio rimangono soltanto gli esponenti del centrodestra che non risparmiano attacchi alla fuoriuscita minoranza.
Per Giuseppe Caputo (Pdl) «un tema così importante avrebbe dovuto avere una maggiore responsabilità da parte delle opposizioni. Il centrodestra si è ritrovato a far fronte a un disavanzo che la giunta Loiero non ha fatto nulla per fermare. Oggi gli stessi rappresentanti scappano e si nascondono». Concorde anche il pidiellino Mario Magno: «Riusciremo a creare un sistema sanitario diverso da quello che ci hanno lasciato in eredità. Stiamo facendo un grande lavoro di trasparenza e riordino della spesa sanitaria. Siamo stati costretti dai nostri predecessori ad aumentare l’Irpef e a introdurre il ticket». Secondo Gianluca Gallo (Udc), si tratta di «scelte difficili che dovevano essere fatte. Chi ieri faceva parte della maggioranza avrebbe potuto dire la sua, invece di diventare agitatori di piazze». Per Giulio Serra (Insieme per la Calabria) il comportamento del centrosinistra è inammissibile: «Non è possibile abbandonare l’aula del consiglio in questo modo. L’opposizione non dovrebbe fare populismo e promettere la riapertura degli ospedali». Nazzareno Salerno, presidente della commissione Sanità, usa l’episodio per screditare le opposizioni: «Hanno trovato un pretesto per non parlare, nonostante il capogruppo Fedele li abbia invitati a rientrare. È l’esempio di una classe politica che ha lasciato la sanità in una situazione di grande degrado. Il Piano di rientro è stato sottoscritto dalla giunta Loiero. Oggi li ritroviamo in piazza a guidare la protesta».
LA REPLICA La minoranza di centrosinistra, dal canto suo, affida il suo commento a una nota: «La gestione della sanità ha segnato il fallimento più evidente dell’intera esperienza regionalistica calabrese. Si è creata attorno alla sanità una ragnatela di interessi spesso condizionati dalla stessa criminalità organizzata. Tre Asl sono state sciolte e commissariate per infiltrazione mafiosa». «Il centrosinistra – continua la nota – nella scorsa legislatura ha mirato alla salvaguardia della legalità, ma non è riuscito a rendere il servizio sanitario adeguato alla domanda d assistenza dei cittadini. Oggi si impone una verifica rigorosa e nel merito della gestione del piano di rientro».
Per le opposizioni, «è stato completamente cancellato il principio previsto e garantito dalla stessa normativa sui piani di rientro: il risanamento finanziario non può negare il diritto alla salute. Si è proceduto inoltre a una razionalizzazione selvaggia della rete ospedaliera, che non vede nessuna complementarità fra rete pubblica e privata, con il risultato che oggi anche gli hub vengono chiamati a soddisfare domande generiche di prestazioni, che non vengono erogate dal territorio. Ciò ha prodotto un aumento delle liste di attesa e un aumento della stessa emigrazione sanitaria passiva, oltre ad un inaccettabile sballottamento dei pazienti». «Vi sono aree-prosegue la nota – completamente sguarnite di servizi ospedalieri. In più si sono voluti cancellare i presidi di confine, esponendo ad una emigrazione passiva di massa interi territori, con un evidente aggravio di costi per la nostra regione. Mentre la spesa corrente continua e crescere con disavanzi annuali molto consistenti». I consiglieri regionali del Pd, Idv, di Autonomia e Diritti e di Progetto democratico, alla luce di queste considerazioni, chiedono  al presidente Scopelliti «di attuare con rigore finanziario il Piano di rientro, facendo in modo  che nel 2011 e negli anni successivi si pervenga al pareggio di bilancio e di assicurare su tutto il territorio regionale i livelli essenziali di assistenza, con particolare riferimento alle aree di confine e di difficile raggiungibilità».
NUOVI ATTACCHI Le conclusioni spettano ancora a Scopelliti, che cerca di giustificare la sua assenza durante il dibattito: «Dopo 50 minuti di relazione avevo bisogno di rinfrescarmi. Inoltre ho avuto anche impegni istituzionali». Poi, apparentemente ecumenico: «La sanità non può essere terreno dello scontro. Mi dispiace che i colleghi del centrosinistra abbiano abbandonato l’aula. Forse pensavano che io facessi una relazione più politica e meno tecnica. Si sono sentiti in imbarazzo».
Ma il governatore non perde l’occasione per riprendere la polemica con la stampa e per spiegare le ragioni per le quali ha definito «cialtroni» i giornalisti Galullo, Ruotolo e Fierro: «Questi professionisti scrivono contemporaneamente gli stessi articoli quando si tratta di attaccare il centrodestra». Insomma, per il governatore si tratterebbe di una sorta di complotto contro la sua classe dirigente. «Dire che sono cialtroni – continua Scopelliti – è il minimo che possiamo fare. Ma appena lo facciamo ecco che scatta subito il soccorso dei compagni di merende». Il bello è che Scopelliti spende tutta la sua replica per ribadire il suo disprezzo verso la stampa non allineata ma durante il consiglio non dice una sola parola (come del resto le opposizioni), sulla Multiservizi, la società mista della quale il Comune di Reggio detiene il 51% delle quote che, come certificato questa mattina dall’operazione “Astrea” (11 arresti e sequestro di beni per 50 milioni di euro) sarebbe controllata dalla cosca Tegano di Archi.

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