Derogo a tutte le regole di forma, spero non di sostanza, del giornalismo e per questo chiedo fin d’ora scusa al mio Direttore. A cominciare dall’utilizzo della prima persona singolare, che ho sempre evitato perché appartengo a quella vecchia scuola in cui s’insegna che i cronisti non scrivono mai così. Ma oggi – domenica in cui non sono in servizio al giornale – non butto giù queste righe perché sono un giornalista. Lo faccio nella qualità di cittadino incazzato nero.
Reggio Calabria, la mia città, è sporchissima. Sporca da far spavento. L’avevo constatato tornandovi alcune settimane fa, e mi si disse che «era stato il vento». Perplesso, restai della mia opinione, cioè che le sue strade non vengano spazzate da settimane, ma preferii non aprire una discussione con i miei interlocutori. Non amo parlare o scrivere per spirito di contraddizione, lo faccio solo dopo che sono certo – ribadisco: certo – delle mie argomentazioni.
Questa mattina sono uscito a fare un giro in città. Le incombenze di una qualsiasi domenica: comprare gli gnocchi, passare in edicola ad acquistare i quotidiani. E sono rimasto sconcertato. Reggio è in una condizione disastrosa. La sporcizia è ovunque, le strade sono dissestate (ah, la Multiservizi!), i lavori iniziati e mai finiti, la manutenzione inesistente. Visto che neanche in questa circostanza mi va di ragionare apoditticamente, ho scattato alcune foto col cellulare, in modo che ciascuno si faccia la propria idea in proposito della gestione di Palazzo San Giorgio, del supposto “modello Reggio” e delle capacità di questa amministrazione comunale.
Credo che le foto non meritino alcun commento. Ne ho postata una sul mio profilo Facebook, poi ho pensato di scrivere questo pezzo perché, dopo tutto, il sito internet del Corriere della Calabria non è solo un sito d’informazione. È anche e soprattutto uno strumento di democrazia e di partecipazione. È, a suo modo, una piccola “casa” nella quale siamo felici di ospitare le riflessioni dei cittadini. Oggi, nel caso di specie, di un cittadino arrabbiatissimo perché prende atto che Reggio è in pessime mani. E, amando davvero la mia città, lo dico e lo scrivo senza paura.
Mi domando solo se, dopo aver visto queste cartoline della vergogna, il prosindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, possa provare un po’ di rossore. Quello che io sono costretto a sopportare quando i miei amici che vengono a trovarmi in città continuano a domandarmi, come si faceva trent’anni fa, se io viva in Italia o a Beirut.
Mi sono dilungato eccessivamente, e me ne scuso. Ma da reggino ho il cuore che gronda sangue.
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