CATANZARO Questa volta a certificare l`ufficialità della decisione, di cui il Corriere della Calabria ha dato notizia la scorsa settimana, arriva la pubblicazione sul sito del ministero degli Affari regionali: il governo guidato da Mario Monti ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale che trasforma la Fondazione Campanella (struttura sanitaria che si occupa di ricerca e diagnosi in campo oncologico) in ente pubblico e gli concede altri quattro anni per ottenere lo status di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs). Per questa legge, approvata in consiglio regionale e con il consenso di (quasi) tutta l`opposizione, lo scorso settembre, il governatore Peppe Scopelliti si era battuto molto. Tanto da gridare al successo: «Salvare la Fondazione Campanella è un obbligo per la qualità dei servizi offerti dal centro al cittadino che soffre di patologie oncologiche e costituisce un vero esempio per tutto il sistema sanitario regionale».
In realtà, quella arrivata da Palazzo Chigi, è una clamorosa smentita ai proclami del governatore che solo pochi giorni fa in consiglio regionale si era detto «molto soddisfatto» per gli ottimi risultati ottenuti al “tavolo Massicci” nell`attuazione dal Piano di rientro dal deficit sanitario calabrese. A non convincere il governo Monti, tra i numerosi profili di incostituzionalità rilevati, c`è l`articolo 5 della legge calabrese 30/2009 (già dichiarata incostituzionale dalla Consulta) per la parte che riguarda il passaggio del personale della Fondazione nella struttura della Mater Domini senza concorso. Con il risultato di avere trasformato il personale dipendente di una fondazione privata (era questo lo status della “Campanella” prima dell`approvazione del disegno di legge) – in attesa dei concorsi alla Mater Domini e alla stessa “Campanella” – in personale a tempo determinato di una struttura pubblica.
Ma c`è di più: la “nuova” Fondazione non sarebbe mai nata se la giunta regionale non avesse cancellato un paio di leggi. Come quella che stabiliva di liquidare l`ente se, entro il 30 settembre 2011 (termine che costituiva già una proroga rispetto all`iniziale 2009), non avesse raggiunto lo status di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.
In ogni caso ecco quanto si legge nelle motivazioni dell`impugnativa governativa: «L`articolo 1 della legge 30/2011, ai commi 1, 2, 3 e 5, riconosce la Fondazione Campanella (già istituita quale fondazione di diritto privato) quale ente di diritto pubblico, dotato di personalità giuridica pubblica e di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile. Inoltre detto ente, secondo tali disposizioni, fa parte del servizio sanitario regionale, quale struttura provvisoriamente accreditata, opera in conformità agli obiettivi della programmazione regionale ed ha come scopo la realizzazione e l`organizzazione di un presidio sanitario strutturato su base ospedaliera. Tali disposizioni, che operano specifici interventi in materia di organizzazione sanitaria in costanza di Piano di rientro dal disavanzo sanitario, interferiscono con l`attuazione del Piano, affidata al Commissario ad acta con il mandato commissariale del 30 luglio 2010. In particolare le disposizioni sopra menzionate, istituendo e regolamentando una nuova struttura sanitaria, menomano le attribuzioni del Commissario previste alla lettera a) punto 2 ) e alla lettera b) del mandato commissariale, che affidano al Commissario ad acta, fino all`avvenuta attuazione del Piano stesso, il riassetto della rete ospedaliera e la sospensione di eventuali nuove iniziative regionali in corso finalizzate a realizzare ed aprire nuove strutture sanitarie pubbliche, nonché ad autorizzare e accreditare strutture sanitarie».
Insomma, per il centrodestra e per Scopelliti (che, tra l`altro, è anche il commissario ad acta per l`emergenza sanitaria in Calabria) si tratta dell`ennesima figuraccia. Per il Pd e per le altre opposizioni (a eccezione di Italia dei valori e del democrat Demetrio Battaglia che quella sera votarono contro) di un`altra buona opportunità sprecata per dimostrare di avere a cuore le sorti dei calabresi.
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