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La Corte costituzionale affonda il "partito trasversale degli ingordi"

REGGIO CALABRIA Il “partito traversale degli ingordi” (copyright di Gian Antonio Stella) può dirsi definitivamente sconfitto. La Corte costituzionale, con una sentenza depositata nella giornata di …

Pubblicato il: 23/11/2011 – 19:19
La Corte costituzionale affonda il "partito trasversale degli ingordi"

REGGIO CALABRIA Il “partito traversale degli ingordi” (copyright di Gian Antonio Stella) può dirsi definitivamente sconfitto. La Corte costituzionale, con una sentenza depositata nella giornata di ieri, ha dichiarato illegittimo l’articolo 46 della legge calabrese 34/2010. Nel collegato alla Finanziaria 2011, per iniziativa degli ex comunisti, diessini, democratici ora componenti del gruppo Misto, Peppe Bova e Nicola Adamo, e con il consenso della maggioranza di centrodestra, in pieno clima natalizio (la legge è stata approvata il 29 dicembre 2010), e con la gente distratta dalle festività natalizie, era stato inserito un codicillo (rappresentato proprio dall’articolo 46): «Anche in deroga a quanto previsto dall’articolo 4 della legge 54/81 e dell’articolo 65 decreto legislativo 267/00 le cariche di presidente e assessore dei comuni compresi nel territorio della Regione sono compatibili con la carica di consigliere regionale». Che tradotto, voleva dire: uno può mantenere l’incarico di sindaco di Catanzaro o di presidente della Provincia di Crotone ed essere contemporaneamente consigliere regionale. Una vera anomalia, insomma. Sanzionata dai giudici costituzionali e in contrasto con le norme di rigore e di sobrietà a cui il consiglio regionale calabrese ha sempre detto di volersi ispirare nel corso di questa nona legislatura.
In ogni caso, tanto basta per far passare all’attacco chi, come i Socialisti di Saverio Zavetteri, ha manifestato sin da subito la sua contrarietà alla legge “salva-poltrone”: «Questa sentenza dovrebbe indurre ad una seria ed approfondita riflessione l`intero consiglio regionale ed in special modo i calabresi sulle modalità di carattere politico ed istituzionale con cui si legifera e sulle ratio, spesso impolitiche e particolaristiche, che muovono l`approvazione di taluni provvedimenti». Ancora più caustico il giudizio di Carlo Guccione, consigliere regionale del Pd che parla della «cancellazione di una legge vergogna». Con il suo collega Bruno Censore che aggiunge: «Per fortuna, è giunto il parere della Consulta che, di fatto, ha bocciato una stortura frutto peraltro di un inciucio trasversale e ha evitato che qui in Calabria si consumasse un chiaro esempio di malcostume politico, rappresentato dai doppi e talvolta anche tripli incarichi che rappresentano un ostacolo alla partecipazione, al rinnovamento e all`ingresso di forze nuove in politica». Chiude il cerchio il vicecapogruppo del partito, Demetrio Battaglia: «La norma bocciata consentiva un accumulo di potere che non favoriva le esigenze di funzionamento e trasparenza delle istituzioni, personalmente ritenevo e ritengo che sul tema dovrebbero essere reintrodotte le vecchie norme di ineleggibilità che per onestà bisogna dire, erano pure esse al limite della costituzionalità, ma avevano ed hanno un significato positivo». Ma il problema, secondo Battaglia, è un altro e riguarda la deficitarietà con cui questo consiglio regionale approva le leggi: «Troppo spesso si legifera per accontentare gruppi di pressione e interessi di parte, con la consapevolezza che tanto poi governo e Corte costituzionale rimetteranno, se vogliono, le cose a posto. È un modo pericoloso che erodere l’autonomia della Calabria assestando colpi al suoi prestigio e alla sua credibilità».
Intanto la pronuncia della Consulta produce già i primi effetti. Gianluca Gallo, consigliere regionale dell`Udc e sindaco di Cassano allo Jonio, dice di voler chiedere «senza indugio alla presidenza del consiglio comunale di avviare e portare a compimento, nei tempi di legge, le procedure per la declaratoria della mia decadenza dall`incarico di sindaco».

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