Dunque il Pd ha anche un’area “liberal”.
La capeggiano i senatori Bianco ed Ichino, che indignati dalle opinioni di Stefano Fassina ne chiedono le dimissioni: egli la pensa diversamente da Rehn e quindi se ne deve andare.
Strano modo di essere “liberal”: siccome non la pensi come loro ti devi dimettere.
I nostri (?) aggiungono, con il passo indietro, Fassina, potrà liberamente sostenere le proprie idee, senza investire le responsabilità cui è chiamato.
Ragionando così, siccome io (e questo non conta) e migliaia di iscritti che in queste ore si sono fatti sentire, non siamo d’accordo con i “liberal”, questi dovrebbero dimettersi dal Senato per sostenere liberamente le loro tesi.
Pensateci, se disgraziatamente Ichino e Bianco guidassero un partito, questo, ad ogni opinione diversa, conoscerebbe delle dimissioni.
Questo è il problema, ancora più grande delle sciocchezze sostenute dai fan di Marchionne: una forza come il Pd ha bisogno di confronto e di sintesi, non di dichiarazioni frettolose quanto inopportune.
Il Paese vive un momento difficile, soprattutto lo vivono i lavoratori, le famiglie, le imprese, i disoccupati, i pensionati.
A loro il Pd deve parlare, non al proprio interno: occorre un grande sforzo, un salto di qualità nel modo di pensare e di praticare l’azione e l’iniziativa politica, l’elaborazione e la proposta.
Sinceramente chiedere le dimissioni del responsabile economico del partito non mi pare una gran trovata.
Quanto al merito della discussione, a mio avviso, la crisi che viviamo è il fallimento delle ricette della destra economica, politica e culturale su scala internazionale e locale: trenta anni di politiche liberiste ci hanno consegnato un mondo con più poveri, più precari, più disoccupati, più ingiustizie, più guerre, più divisioni.
Questo fallimento è anche la conseguenza della subalternità del centrosinistra e dei progressisti al mito delle privatizzazioni e del mercato, l’assoggettamento al pensiero unico post’89.
Per troppo tempo abbiamo rinunciato a pensare e sostenere un`altra idea di sviluppo ed oggi siamo nella crisi che viviamo, figlia anche della flessibilità selvaggia e della moderazione salariale.
Non ne usciremo con proposte ideologiche, fallite e vecchie come quelle di Ichino, ma compiendo un’autentico sforzo riformista, capace di aprire una nuova fase di politiche pubbliche, di sviluppo e di progresso.
Quanto ai “liberal” ben venga il loro contributo, sicuramente utile, ma senza passi indietro….
Sebi Romeo
dirigente Pd
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