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«Il percolato della discarica nel torrente», arrestato il sindaco di Casignana

REGGIO CALABRIA C’è anche il direttore tecnico della Leonia, Giorgio Stiriti, tra gli indagati dell’inchiesta “Black Garden” che, stamattina, ha portato all’arresto del sindaco di Casignana, Pietro…

Pubblicato il: 24/11/2011 – 12:44
«Il percolato della discarica nel torrente», arrestato il sindaco di Casignana

REGGIO CALABRIA C’è anche il direttore tecnico della Leonia, Giorgio Stiriti, tra gli indagati dell’inchiesta “Black Garden” che, stamattina, ha portato all’arresto del sindaco di Casignana, Pietro Armando Crinò, e del fratello di quest’ultimo, Antonio Giovanni Crinò, responsabile tecnico della ditta “Zetaemme” che gestisce la discarica della Locride. I domiciliari sono stati disposti anche per il socio della “Zetaemme”, Giuseppe Saverio Zoccoli, e per l’architetto del Comune di Casignana Massimo Lofronte. Obbligo di dimora, invece, per Stefano Tallariti. Oltre al direttore tecnico della Leonia, l’avviso di garanzia è stato notificato per il sindaco di Gioiosa Jonica Mario Mazza. Su richiesta del sostituto procuratore Sara Ombra, infine, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro della discarica, che ha un valore di 10 milioni di euro, e della società “Zetaemme” (stimata 3 milioni di euro) che, oltre a gestire il sito, con i suoi 46 mezzi si occupava della raccolta dei rifiuti soliti urbani per i comuni di Africo, Ardore, Brancaleone, Gioiosa Jonica e Sant’Ilario dello Jonio. I dettagli dell’operazione, condotta dai carabinieri del Comando provinciale e del Noe, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta dal procuratore capo di Reggio, Giuseppe Pignatone, secondo cui «lo scopo degli indagati era di ridurre i costi di esercizio e per questo veniva versato in un torrente, fino al mare, tutto il percolato della discarica». «Sono reati particolarmente pericolosi per la comunità – ha aggiunto – per cui intendo ancora una volta ringraziare i carabinieri che in breve tempo sono riusciti a individuare le responsabilità di questo grave comportamento». L’indagine, infatti, ha accertato un traffico illecito di rifiuti e uno scorretto smaltimento del percolato che, veniva, prima sversato nel vallone Rambotta e poi arrivava direttamente a mare. Questo consentiva alla ditta “Zetaemme” di risparmiare sulle normali procedure che dovevano essere adottate per smaltire il percolato. Gli indagati, in sostanza, abbancavano i rifiuti solidi urbani in aree della discarica consortile, non autorizzate e senza previo isolamento dal terreno con apposita geomembrana. Inoltre, omettevano di provvedere alla copertura e compattazione giornaliera dei rifiuti. Infine, venivano conferiti rifiuti pericolosi non ammissibili in discarica dove confluivano anche Rsu di soggetti non autorizzati. È il caso della Leonia che, per circa una settimana, giocando sugli orari, con la consapevolezza degli indagati scaricava “sottobanco” otto camion al giorno anziché quattro. Stando agli inquirenti, l’inchiesta “Black Garden” ha «permesso di accertare un’illegalità diffusa nella gestione della discarica di Casignana». Le telecamere dei carabinieri hanno ripreso tutto. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fatto il resto certificando in maniera incontestabile il ricorso a incendi dolosi di rifiuti all’interno delle aree di abbanco appiccati dagli stessi operai. L’assenza di un’adeguata recinzione, infine, ha consentito il pascolo di bovini e ovini all’interno della stessa discarica e in aree contaminate da percolato. Durante la conferenza stampa, il procuratore Pignatone ha spiegato che la discarica sequestrata è stata affidata in custodia all’ufficio del commissario per l’emergenza ambientale, che si occuperà della gestione del sito dopo l’eliminazione delle carenze di impermeabilizzazione. La “Zetaemme”, invece, è stata affidata a un curatore giudiziario nominato dal gip di Reggio Calabria.

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