«Sulla sanità c’è stato il più grande fallimento del regionalismo calabrese». Sandro Principe e Francesco Pacenza sparano ad alzo zero sulla gestione del piano di rientro sanitario che la giunta di Scopelliti sta portando avanti e per farlo con efficacia usano le munizioni che vengono loro dalle recentissime censure giunte dal tavolo Massicci dopo le periodiche verifiche dei piani di rientro regionali.
Da questa ultima relazione emerge che la Calabria è indietro, non avendo centrato ancora nessuno degli obiettivi prefissati. E ad aggiungere danno alla brutta figura, ecco che alla nostra regione è ancora impedito l’accesso ai fondi Fas e ai residui contabili, passo invece consentito alla Campania e al Lazio, evidentemente più virtuose di noi. Una discreta quantità di denaro di cui la Calabria non può fruire proprio a causa dell’inefficacia del piano di rientro.
Ma dopo la staffilata, i due rappresentanti del Pd nel consiglio regionale hanno teso la mano alla maggioranza, «per senso di responsabilità e senza alcuna tentazione di inciucio», ha spiegato il capogruppo Principe. Il ragionamento è semplice, «così come a livello nazionale il partito ha dato la priorità alle emergenze del Paese, anche noi in Calabria siamo pronti a risolvere i problemi dei calabresi, fornendo un contributo a un confronto politico su questa questione». Ma la condizione preliminare a questa apertura, nelle parole dei democratici, è che Scopelliti esca dalla fortezza in cui si è chiuso e si rassegni ad aprirsi al dialogo con tutti i protagonisti della sanità e con l’opposizione.
Ad oggi, hanno puntualmente precisato Pacenza e Principe, siamo ai due terzi del percorso sul piano di rientro sanitario e ancora non si intravede la luce in fondo al tunnel. Dal tavolo Massicci giungono censure severe, perché ancora manca una quantificazione del debito, perché il risparmio che c’è stato è da imputarsi solo a una migliore gestione della spesa farmaceutica e non alla gestione complessiva, e perché tutti i provvedimenti legislativi avanzati da Scopelliti sono stati impugnati o dal governo centrale oppure dallo stesso tavolo Massicci, per inadeguatezze procedurali.
Tutti segni che inducono Pacenza e Principe a gridare alla disfatta della Regione sul terreno della sanità. I democratici dunque spingono verso un confronto, per affrontare l’emergenza sempre più grave, ribadendo le loro linee programmatiche. Una sanità basata su tre ospedali hub, con all’interno le eccellenze e una rete di strutture intermedie in grado di affrontare le esigenze della popolazione anche periferica. Una mano tesa al dialogo su un tema sempre più urgente, senza sospetti di inciucio, ma con il disincanto di chi sa che fino a ora «a Scopelliti è mancata la cultura politica del confronto democratico».
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