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Processo "Meta", 17 condanne e un`assoluzione

REGGIO CALABRIA Il gup Adriana Trapani ha sposato l`impianto accusatorio del pubblico ministero Giuseppe Lombardo. Diciassette condanne e un`assoluzione. La scure del giudice per le indagini prelim…

Pubblicato il: 29/11/2011 – 20:32
Processo "Meta", 17 condanne e un`assoluzione

REGGIO CALABRIA Il gup Adriana Trapani ha sposato l`impianto accusatorio del pubblico ministero Giuseppe Lombardo. Diciassette condanne e un`assoluzione. La scure del giudice per le indagini preliminari ha colpito i 18 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo “Meta” nato da un`inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha svelato quella che il gip Filippo Leonardo, nell`ordinanza di custodia cautelare, aveva definito la “superassociazione” guidata dai boss Giuseppe De Stefano, Pasquale Condello, Giovanni Tegano e Pasquale Libri. Questi ultimi hanno scelto il rito ordinario e sono sotto processo davanti al Tribunale di Reggio, presieduto dal giudice Silvana Grasso. Dopo oltre otto ore di camera di consiglio, il gup ha condannato: Demetrio Condello (8 anni di carcere), Pasquale Buda (15 anni), Antonio Cianci (9), Domenico Barbieri (10 anni e 4 mesi), Rocco Zito (13 anni e 4 mesi), Domenico Corsaro (9), Santo Le Pera (13 anni e 8 mesi), Francesco Priore (9), Domenico Cambareri (9), Francesco Condello (2 anni e 4 mesi), Domenico Francesco Condello (2 anni e 4 mesi), Francesco Rodà (9), Giuseppe Greco classe 1960 (5), Vitaliano Grillo Brancati (9 anni e 8 mesi), Salvatore Mazzitelli (3), Giovanni Canale (2) e Giandomenico Condello (9). L`unico assolto è Rocco Creazzo. A fine maggio 2010, il Ros aveva eseguito 43 provvedimenti di arresto rientranti in un’inchiesta mastodontica che ha tutte le carte in regola per diventare la naturale prosecuzione dell’indagine “Olimpia”. In manette erano finiti mafiosi, imprenditori e professionisti. Fino al 2007 le cimici e le telecamere dei carabinieri hanno consentito agli inquirenti di monitorare l’intera Reggio Calabria. ‘Ndrangheta, politica e imprese. La città dei “colletti bianchi” trema al solo pensiero di cosa il Ros è riuscito ad ascoltare e ad annotare nelle informative trasmesse alla Procura. Accordi, estorsioni, mazzette prese dai politici, o dai parenti di questi. Tutto è finito nel fascicolo dell’inchiesta “Meta” che ha trovato il suo culmine con l’arresto, il 14 febbraio 2008, di Pasquale Condello. Il “Supremo” era latitante da oltre 20 anni quando il colonnello Valerio Giardina lo ha stanato a Pellaro. I pizzini rinvenuti nel covo di via Filici hanno rappresentato i tasselli mancanti di un puzzle che, per anni, non ha permesso alla magistratura di focalizzare i contorni dell’area grigia reggina. Nell’ultimo decennio i De Stefano, i Condello, i Tegano di Archi e i Libri di Cannavò hanno dato vita a «un nuovo assetto criminale caratterizzato dalla nascita di una sorta di confederazione associativa tra le tre principali cosche storiche del Reggino, programmaticamente strutturata per funzionare sulla base di ferree regole criminali attraverso automatismi criminali collaudati». Quattro anime un solo braccio riconosciuto in Giuseppe De Stefano che avrebbe ricoperto «il ruolo di vertice operativo nella gestione delle azioni estorsive e delittuose in genere e dei proventi che ne derivano, per aver ricevuto, con l’accordo di tutti i capi locali, il grado di “Crimine”». Con l’operazione “Meta”, gli uomini del colonnello Valerio Giardina hanno fatto luce anche su una serie di estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori. Come quella ai danni di Emilio Frascati, impegnato in lavori di ristrutturazione del negozio “After fashion” sul corso Garibaldi di proprietà di Ugo Marino, ritenuto dagli inquirenti vicino alle cosche di Archi e futuro genero di Demetrio Condello, a sua volta cugino del “Supremo” Grazie a una microspia piazzata nel negozio, gli inquirenti sono riusciti a intercettare la conversazione in cui un tale “Nino”, emissario di Peppe De Stefano, si lamentava con Marino e Frascati del fatto che nessuno li aveva contattati per la “loro parte”. «Prima che si attacchi un chiodo…» è stata la frase utilizzata dall’estorsore per fare capire il concetto ai suoi interlocutori: «Io sono quello che arriva a tavolo sistemato…». In sostanza, per Ugo Marino era stato sufficiente avere informato Mico Condello, detto “Gingomma”, attraverso il fratello Demetrio. L’empasse tra le due cosche si è risolto con il rispetto della regola che «tutti devono pagare». È previsto solo uno sconto per i parenti. La mazzetta per i lavori dell`”After fashion”, infatti, è stata pagata nonostante la cosca Condello, «a titolo di favore per Marino Ugo», abbia rinunciato alla sua metà di tangente «in ragione del rispetto dovutogli per effetto del fidanzamento della figlia (di Marino, ndr) con Demetrio Condello». «Vi Sparo …..». «Vedi che con mio zio ti devi comportare bene tu…». E ancora «…Poi parliamo; vedi di… ritirati che il contorno è troppo potente, ritirati…». Peppe Greco, il capo locale di Calanna figlio del boss Francesco, non ci ha pensato due volte il 22 gennaio 2007 a utilizzare le maniere pensanti per convincere i fratelli Vincenzo Carmine e Domenico Barbieri (anche loro indagati in questa inchiesta) a rinunciare ad alcuni terreni appena comprati a Catona senza la preventiva autorizzazione di Francesco Priore e dei cugini Greco. Quei terreni interessavano, infatti, a Luciano Chirico, zio di Peppe Greco. Una settimana dopo, il 29 gennaio 2007, assieme al cugino omonimo, il boss si è reso responsabile di un autentico pestaggio punitivo e dissuasivo nei confronti di Vincenzo Barbieri. Al fratello Domenico poteva andare peggio quando, nel marzo dello stesso anno, Francesco Priore lo avrebbe minacciato con un coltello nei pressi dello svincolo di Gallico. Le altre estorsioni inserite nell’inchiesta riguardano le mazzette pagate mensilmente dal titolare della pizzeria “Il vecchio mattone” di Rosarno Domenico Mercuri all’indagato Gianluca Favara, e i danneggiamenti commessi dal boss Nino Imerti e da Domenico Cambareri ai mezzi della Ditta Calarco impegnata nei lavori di ammodernamento della A3 nel tratto tra Scilla e Reggio. Un capitolo a parte è il sistema con cui le cosche mafiose Imerti-Buda di Villa San Giovanni e Rugolino-Le Pera di Catona riuscivano ad aggiudicarsi gli immobili nelle aste giudiziarie che si svolgevano presso il Tribunale-Ufficio esecuzioni immobiliari di Reggio Calabria. In particolare, la longa manus delle famiglie di Villa sarebbe stato Vitaliano Grillo Brancati che, attraverso la moglie (l’avvocato Anna Maria Tripepi), è riuscito ad aggiudicarsi ben 17 lotti nella sola udienza del 29 novembre 2005 per conto degli esponenti della cosca Buda-Imerti. Una funzione diversa è stata quella di Santo Le Pera (che è stato arrestato in aula in quanto era stato scarcerato dal Tdl) e Giovanni Rugolino (ritenuti capi locale di Catona) e del reggente di Gallico Francesco Rodà (cognato del collaboratore di giustizia Paolo Iannò) che si sarebbero interessati, in favore di Antonio Crisalli affinché questo ritornasse in possesso degli immobili sottrattigli con il fallimento “Crisalli-Siracusa”. In particolare, Crisalli avrebbe chiesto il loro aiuto affinché «venissero allontanati, per ciascun area territoriale, tutti i possibili offerenti dall’asta giudiziaria del 20 febbraio 2007». Con lo stesso obiettivo, Crisalli avrebbe chiesto l’intervento del boss Cosimo Alvaro di Sinopoli per scongiurare l’offerta dell’imprenditore Gioacchino Campolo che aveva partecipato a quell’asta attraverso la sua società “Grida”, la stessa finita nel mirino della Dda nell’ambito dell’operazione “Geremia”. Tra i condannati (a 10 anni e 8 mesi di carcere) per associazione mafiosa anche l`imprenditore Domenico Barbieri il quale, prima che il gup si ritirasse in camera di consiglio, aveva reso dichiarazioni spontane professando la sua innocenza. É lo stesso imprenditore che nell`ottobre 2006, assieme al fratello Vincenzo Barbieri (indagato per corruzione elettorale assieme all`ex consigliere comunale Manlio Flesca), ha organizzato la cerimonia per i cinquant`anni di matrimonio dei suoi genitori. Una festa alla quale hanno partecipato anche l`ex sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti, il boss Cosimo
Alvaro e i suoi fratelli di Sinopoli.

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