REGGIO CALABRIA «Tutti i capi della `ndrangheta hanno rapporti con le istituzioni. Certo, non seguono i canali classici, ma nei momenti importanti c`è sempre un avvicinamento: la trattativa è sempre esistita». La voce è camuffata dagli effetti audio, le immagini lasciano intravedere il viso solo di sfuggita. Un investigatore, un servitore dello Stato che ha catturato boss e partecipato a importanti operazioni antimafia, parla davanti alle telecamere de “Gli intoccabili”. E racconta, con una logica semplice e disarmante, ciò che ha visto nei suoi anni di servizio. Le domande dell`inviato della trasmissione di Gianluigi Nuzzi si concentrano sui metodi e i modi della trattativa. La risposta della fonte è chiarissima: «Le trattative vengono sempre richieste dal livello politico. Figuriamoci cosa può importare a un investigatore di imbastire una trattativa». Traducendo l`espressione “livello politico”, si scende nello specifico. Per farlo, bisogna andare al 15 agosto 2007, giorno della strage di Duisburg al ristorante “Da Bruno”: «In Italia si sono attivati dei canali di indagine paralleli. Ci sono arrivate informazioni da un personaggio di San Luca, che ha dato una grande mano a identificare gli autori e, per questo, è stato pagato, come tutti i confidenti, con denaro contante». La notizia, inedita e da verificare, è potenzialmente una bomba. L`inquirente spiega che, all`epoca, si mosse addirittura il ministero dell`Interno: «L`obiettivo più urgente era evitare che la guerra si allargasse. E il livello politico è intervenuto nei confronti dei capi delle organizzazioni criminali. Il senso del discorso era: “Se vi riunite e fate in modo che la guerra finisca è meglio per tutti”. Senza morti non ci sarebbe stata la pressione dell`opinione pubblica». E i rapporti tra Stato e Antistato sarebbero rientrati nella normale dinamica di quelli tra “guardie e ladri”. Una testimonianza che chiarisce un passaggio: «Tutto è avvenuto all`insaputa della Procura di Reggio Calabria», che indagava sui fatti e ha assicurato alla giustizia i responsabili. In studio, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda reggino, dice di non essere d`accordo con la ricostruzione, e che «sulla faida di San Luca c`era un`indagine aperta da un anno e mezzo, che ci aveva portato a individuare i soggetti che, in Germania, acquistavano armi, segnalando il pericolo alle autorità tedesche. È la prima volta che ne sento parlare, domani (oggi, ndr) ne parlerò con il mio capo per valutare se sia il caso di aprire un fascicolo sulla vicenda».
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