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Il giudice al boss: «Io il mafioso dovevo fare»

REGGIO CALABRIA La facciata di una vita rispettabile può crollare in una sola intercettazione telefonica. Capita, quando fai il giudice, sei al telefono con un presunto boss di `ndrangheta e ti esp…

Pubblicato il: 30/11/2011 – 14:46
Il giudice al boss: «Io il mafioso dovevo fare»

REGGIO CALABRIA La facciata di una vita rispettabile può crollare in una sola intercettazione telefonica. Capita, quando fai il giudice, sei al telefono con un presunto boss di `ndrangheta e ti esprimi così: «Non hai capito chi sono io … sono una tomba, peggio di … ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice». Così diceva il gip di Palmi, Giancarlo Giusti, indagato per corruzione in atti giudiziari nell`inchiesta della Dda di Milano sulla cosca della `ndrangheta dei Valle-Lampada, parlando al telefono con Giulio Lampada (arrestato nella stessa operazione). Il colloquio è contenuto in una intercettazione contenuta nell`ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari di Milano Giuseppe Gennari.
Sempre secondo l`accusa, lo stesso Giusti avrebbe “ceduto” alle pressioni del clan dietro la “ricompensa” di una decina di viaggi a Milano conditi dagli incontri con alcune escort, in un hotel nella zona di San Siro.
L`intercettazione con la frase shock riguarda il magistrato Giancarlo Giusti, gip a Palmi, che per nove volte viene invitato a Milano, all`hotel Brun. Il giudice non paga, perché a saldare il conto (una spesa totale di 27mila euro) ci pensa Giulio Lampada. Nei suoi soggiorni milanesi, il magistrato riceve in camera le visite di alcune ragazze identificate dala magistratura, come la ceca Jana, quarantenne, le russe Zhanna 36 anni, ballerina al Rayto de Oro, a La Tour, al Venus, e altri night di Milano e del nord, ed Elena, 41 anni, la kazaca Olga, 34 anni, e la slovena Denisa, 27 anni. Giusti, come abbiamo già evidenziato, per telefono, si lascia andare: “… Dovevo fare il mafioso, non il giudice…”
Lui e il presunto boss sono in buoni rapporti, il magistrato gli dice che arriva a Milano «la settimana che entra o la prossima… Dipende dal cugino del tuo caro amico medico!… di Giglio!! no?!». Giglio è Vincenzo, il collega magistrato, presidente del tribunale per le misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, come conferma lo stesso Lampada. Parlando del “medico”, che si chiama Vincenzo Giglio, i due intendono il magistrato che porta lo stesso nome e cognome.

Ecco uno stralcio delle intercettazioni:
LAMPADA (riferendosi al magistrato Vincenzo Giglio): «…Del nostro Presidente, dobbiamo dire!!… Il Presidente delle misure di prevenzione di tutta Reggio Calabria! Sai che dobbiamo fare?…..»
GIUSTI: «… che facciamo, che facciamo??»
LAMPADA: «lo convochiamo qualche giorno su a Milano e lo invitiamo… come la vedi tu?»
GIUSTI: «… minchia!! guarda!! dobbiamo parlarne col medico!!!.»..(ride)…
LAMPADA: «non dirgli nulla che ti ho detto che è un mese che non ci sentiamo!«
GIUSTI: «… tu ancora non hai capito chi sono io… sono una tomba, peggio di.. ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice… però l`idea di portarci il Presidente a Milano non è male, sai?!… Lo vorrei vedere di fronte ad una stoccona!!».

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