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Nel giorno della ribalta nazionale il lungo silenzio della politica calabrese

Nell`edizione delle 13 di SkyTg24 la notizia è in apertura. Precede un`altra notizia bomba da Milano (l`arresto per tangenti del vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia) e merita la …

Pubblicato il: 30/11/2011 – 15:59
Nel giorno della ribalta nazionale il lungo silenzio della politica calabrese

Nell`edizione delle 13 di SkyTg24 la notizia è in apertura. Precede un`altra notizia bomba da Milano (l`arresto per tangenti del vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia) e merita la diretta con il Cedir sullo sfondo e il sonoro degli elicotteri che sorvolano Reggio Calabria. La notizia degli arresti eccellenti che coinvolgono i Palazzi istituzionali – data in prima mattina dal corriere.it – resta ben visibili sulle homepage dei siti nazionali per tutta la giornata e tra i primi titoli dei telegiornali. Il tg3 calabrese apre con un pezzo della redazione lombarda che, quasi fosse una novità, titola «La `ndrangheta a Milano».    
Ma nel giorno della ribalta nazionale, in Calabria il silenzio attorno alla vicenda è assordante. Il governatore da Lamezia si smarca («Ancora non abbiamo?nessuna notizia»), ma in generale la politica non dichiara, se si eccettuano pochissime eccezioni. È imbarazzata la nota diffusa in tarda mattinata da Francesco Talarico: nessuna «solidarietà», come pure spesso i politici sono soliti fare in casi simili, e un breve passaggio al collega a fine comunicato. Il presidente del consiglio regionale esprime «grande fiducia nel lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine che intensificando sempre di più gli sforzi su tutto il territorio nazionale, stanno conducendo una lotta difficile contro tutte le mafie e ogni forma di illegalità, fenomeni degenerativi da considerare tra le cause principali del mancato sviluppo e della debolezza civile della nostra regione». Poi esprime l`«auspicio» che «il consigliere Franco Morelli possa presto chiarire la sua posizione, dimostrando la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati. In questo momento – conclude Talarico – avvertiamo la forte responsabilità di tutelare e distinguere ruolo e funzioni della massima assemblea legislativa della regione, continuando, con serenità, e supplemento d’impegno, in un percorso di rispetto delle regole e di valorizzazione della legalità, punto fermo della nuova legislatura, che vogliamo intensificare sempre di più, mirando a coinvolgere, sinergicamente, le istituzioni tutte, la società civile e le nuove generazioni».
A far risaltare ancora di più il silenzio generalizzato dei politici calabresi per gran parte della giornata, arriva Laura Garavini, capogruppo Pd nella commissione Antimafia, secondo la quale «l`operazione della Dda di Milano rivela, ancora una volta, la faccia più pericolosa della `ndrangheta: la sua capacità di costruire relazioni ad alto livello nella società civile e nella politica». Per la Garavini «l`operazione mostra almeno tre elementi di preoccupazione: il coinvolgimento di più di un magistrato che tradisce lo Stato e utilizza la sua carica per fare favori alle cosche, l`ennesimo coinvolgimento di un esponente del consiglio regionale calabrese che si sarebbe attivato anche per favorire cosche presenti in Lombardia, ed il fatto che, per la seconda volta in un anno, un esponente politico vicino al sindaco di Roma sia stato arrestato per aver favorito cosche mafiose. Ci auguriamo – conclude – che il Pdl non gridi allo scandalo ma allontani dal partito e dagli incarichi istituzionali tutti i personaggi coinvolti». Le farà eco poco dopo la sua collega Angela Napoli (Fli): «Conosciamo tutti quale sia il clima torbido che si registra ormai da più tempo nella città di Reggio Calabria. Lo scenario è davvero inquietante. Non è più accettabile che rimangano ancora coperti da ombre i ruoli di determinati personaggi. Gli intrecci perversi che accomunano pezzi della politica, delle istituzioni, dell’imprenditoria, dei Servizi deviati e della ‘ndrangheta, vanno recisi con urgenza e nella loro totalità. La lunghezza dei tempi che intercorre tra la chiusura delle indagini e gli interventi giudiziari dovuti, nonché la conseguente garanzia dell’impunità, non fanno altro che consentire inquinamento delle prove e consolidamento di quel sistema  di illegalità diffusa che imperversa sulla città di Reggio Calabria e sulla sua provincia».
Solo nel tardo pomeriggio la dichiarazione di Luigi Fedele, sullo stesso tenore di quella di Talarico: «La responsabilità dei singoli non può inficiare, di certo, la validità dell`intera classe amministrativa che guida la nostra Regione – afferma il capogruppo del Pdl in consiglio regionale –. Chiediamo, pertanto, si giudichi quando sarà ultimato il percorso investigativo». «Quando succedono fatti gravi come quelli contestati al consigliere Morelli – aggiunge Fedele – non si può fare altro che accantonare i giudizi personali, che derivano da un rapporto di amicizia, per affidarsi totalmente, e con estrema fiducia, al lavoro delle forze dell`ordine chiamati in prima linea a fare luce su una vicenda che dovrà essere chiarita al più presto. Il mio più sincero augurio è che il consigliere Morelli possa dimostrare, a breve, la sua estraneità ai fatti». Fedele (il cui nome, peraltro, compare nell`ordinanza del gip milanese in relazione alla nomina di Alessandra Sarlo, moglie di Vincenzo Giglio, a commissario straordinario dell`Asl vibonese) si dice anche «amareggiato» per la vicenda che ha interessato «un collega che, fin qui, ha sempre dimostrato di essere una persona perbene».
Nico Stumpo, responsabile dell`organizzazione della segreteria del Pd, sottolinea invece che «fu Scopelliti a garantire che le liste del centrodestra erano state fatte tenendo presenti l`etica e la lotta alle mafie. Oggi è stato coinvolto dalla magistratura il secondo consigliere regionale. Ci spieghi dunque Scopelliti se non si sente almeno politicamente responsabile di questa debacle».
Da Roma i partiti di centrosinistra invocano la questione morale: « L`Italia dei Valori esprime il proprio apprezzamento per l`encomiabile lavoro della procura di Milano e delle forze dell`ordine in merito alla brillante operazione contro la `Ndrangheta portata a termine oggi. Ancora una volta la politica si trova ad essere coinvolta in inchieste giudiziarie per reati di gravissima rilevanza penale». È quanto afferma in una nota il portavoce dell`Italia dei Valori, Leoluca Orlando, che aggiunge: «La credibilità di un Paese non dipende solo da necessarie manovre finanziarie, ma anche dall`onestà e dalla trasparenza della sua classe politica che dovrebbe dare l`esempio. Anche il caso che investe il consiglio regionale della Lombardia, dimostra come esista una questione morale – conclude il dipietrista – e che troppi amministratori infedeli, invece che pensare al bene della res pubblica, pensano solo ai propri interessi e ad intascare denaro».
Per il responsabile Sicurezza del Pd Emanuele Fiano la vicenda conferma «quanto profonda sia ancora la correlazione tra la forza delle `ndrine calabresi e i loro referenti in Lombardia. Fa molta impressione leggere tra gli arrestati i nomi di un magistrato, di un politico e di professionisti conosciuti. Ma questa non è che l`ennesima prova della pervasività della `ndrangheta in tutti gli strati sociali dei territori che controlla. Dalle indagini della Dda di Milano emerge un particolare interesse delle cosche dei Lampada e dei Valle per il settore delle slot machine e dei videopoker, che meriterebbe secondo noi un`attenzione non solo della magistratura e delle forze dell`ordine, ma anche del Parlamento. Per questo presenteremo un`interrogazione ai ministeri del Tesoro e dell`Interno per una valutazione complessiva su questo mondo e sulle sue connessioni con il fenomeno dell`usura e della criminalità organizzata».
«È uno spaccato assai inquietante, quello che emerge dall`operazione condotta dalla procura distrettuale antimafia di Milano, sotto il coordinamento di un magistrato attento e coraggioso come Ilda Boccassini. In Calabria e in Lombardia, terra ormai colonizzata dalle cosche, esiste una contiguità tra pezzi ben definiti del mondo delle istituzioni e consorterie della `ndrangheta». È quanto afferma Maria Grazia Laganà Fortugno (Pd), secondo cui
«i legami tra i clan e una parte del mondo politico, anche alla luce delle risultanze investigative del lavoro condotto negli anni scorsi sull`esistenza della “zona grigia”, non sorprendono più. Ma a lasciare sconcertati in questo caso – prosegue la parlamentare – è il coinvolgimento di magistrati che, in ragione degli incarichi svolti e degli uffici ricoperti, avevano un ruolo fondamentale nell`azione di contrasto alla criminalità organizzata. La Calabria vive adesso un momento delicatissimo della sua storia. Se l`impianto accusatorio dovesse trovare pieno riscontro, emergerebbe l`esistenza di un vero e proprio verminaio. Confidiamo nell`azione della magistratura come istituzione, affinché l`accertamento delle responsabilità sia tanto incontestabile quanto celere». Un altro parlamentare calabrese del Pd, Franco Laratta, interviene in serata notando che «qualcosa non quadra»: «Dunque – scrive in una nota – Morelli arrestato. Come sappiamo è un consigliere regionale del Pdl di Scopelliti. Il giudice reggino Giglio viene arrestato. La moglie del giudice è stata prima nominata commissario dell`Asp di Vibo Valentia, mentre attualmente è dirigente generale del Dipartimento controlli della Regione Calabria nominata da Scopelliti. Le indagini e gli ordini di arresto sono dalla Procura di Milano». Da qui le perplessità di Laratta.

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