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REGGIO CALABRIA «Alzi la mano chi sapeva che Morelli aveva rapporti con la ‘ndrangheta. Nessuno poteva scommettere su una cosa del genere, che un uomo di Chiesa flirtasse con i poteri criminali». E…

Pubblicato il: 05/12/2011 – 12:59
E Peppe li scarica tutti

REGGIO CALABRIA «Alzi la mano chi sapeva che Morelli aveva rapporti con la ‘ndrangheta. Nessuno poteva scommettere su una cosa del genere, che un uomo di Chiesa flirtasse con i poteri criminali». Esordisce così il governatore Giuseppe Scopelliti durante il suo intervento al convegno “L’area grigia della ‘ndrangheta”, svoltosi questa mattina nella sede della Provincia di Reggio. Un incontro al quale avrebbe dovuto prendere parte anche il procuratore capo della città dello Stretto, Giuseppe Pignatone, che però non è potuto essere presente a causa di un improvviso impegno, come ha spiegato nel corso dei lavori Claudio La Camera, direttore del Museo della `ndrangheta che ha organizzato l`evento. «La criminalità organizzata – ha proseguito Scopelliti – non vota uno schieramento politico, vota chi vince. Il suo obiettivo è infiltrarsi, ha la necessità di aggredire chi governa». Poi il presidente della Regione tenta di scaricare qualsiasi responsabilità relativa al caso Morelli, il consigliere regionale arrestato pochi giorni fa nell’ambito di un`inchiesta della Procura di Milano: «Tutti i candidati hanno sottoscritto il codice etico, ho perfino richiesto personalmente i casellari giudiziari. In più, ho rifiutato alcune candidature, a rischio della mia stessa incolumità fisica». Dunque, per Scopelliti «è stato fatto tutto il necessario per evitare candidature scomode». Ma Morelli è il secondo consigliere a finire in carcere in meno di due anni dall’insediamento del nuovo governo regionale. Prima di lui era finito in manette Santi Zappalà, intercettato e fotografato mentre si recava in casa del boss Pelle di San Luca per richiedere il suo appoggio elettorale. «Zappalà – insiste Scopelliti – ha fatto questa visita durante la campagna elettorale. Prima non esistevano elementi che sconsigliavano la sua candidatura». Il governatore si sente con la coscienza a posto, in quanto «nessun candidato presidente, o candidato sindaco, può fare l’investigatore. Noi l’abbiamo fatto, proprio perché facciamo politica in un territorio come questo». E ancora: «Se la mafia votava Morisani, che ha preso 50 voti, e Agliano, che ne ha presi solo 40, vuol dire che non conta niente. Il problema vero è invece quella parte di società che non ha subito gli stravolgimenti del `92, che opprime e crea interessi che sono personali e particolari».
Scopelliti ha tutta l’aria di chi vuole togliersi i sassolini dalle scarpe, e anche in questa occasione non si fa mancare un attacco enigmatico alla stampa regionale: «Uno dei grandi rischi che corriamo è la delegittimazione della politica che va a vantaggio della ‘ndrangheta. Ci sono giornali calabresi che ogni anno registrano perdite per 700 mila euro. Bisogna chiedersi perché, in una terra dove non legge nessuno». Chiara l’allusione a presunti gruppi di interesse che opererebbero contro il «vento del cambiamento» promosso dal suo corso politico. «In questa città – prosegue l’ex sindaco di Reggio – c’è gente che ha fatto battaglie di civiltà. È un male creare tensioni per servire non si sa quale interessi. È importante fare emergere tutti i problemi di questo territorio, ma bisogna farlo con le dovute cautele. Sono necessarie analisi coerenti e scevre da interessi particolari. In questa città abbiamo già pagato per le liti tra poteri forti, non vogliamo che si ripeta ancora».
Dello stesso tenore anche il successivo intervento dell`attuale sindaco di Reggio, Demetrio Arena. Anche per lui, i problemi della città e della regione in generale sono da addebitare a imprecisate lobby che punterebbero alla disgregazione del tessuto sociale. «Molto spesso – dice Arena – si tratta di partite politiche, di posizioni personali che rischiano di distruggere la società, di far tornare Reggio ad essere la città più degradata d’Italia, dopo 15 anni di grande sviluppo». E poi, ancora, una nuova, velata, stoccata alla libertà d’informazione: «È giusto far esplodere le varie problematiche, ma rappresentare la nostra città come una realtà emerginata non va bene, potrebbe far naufragare lo sforzo che stiamo facendo». A lavorare nell’ombra, secondo il primo cittadino di Reggio, sarebbero «poteri alternativi che mirano a sostituirsi alle istituzioni per scopi variegati. Lo stesso Falcomatà (ex sindaco della città ricordato come protagonista della Primavera reggina, ndr) ebbe 32 avvisi di garanzia». «Si tratta – prosegue Arena – di gruppi che si inseriscono all’improvviso nel tessuto sociale e politico e si scagliano contro la preda. Il rischio è che questi poteri si facciano avanti e indeboliscano la nostra città. Non ci faremo condizionare da interessi personali». 

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