COSENZA Il giorno dopo il Big Bang della manovra Monti, Giuseppe Fioroni, ex ministro della Pubblica istruzione nel governo Prodi, viene a Cosenza non per parlare banalmente della crisi, ma per spiegare il corto circuito valoriale che da anni si è creato in questo Paese, sottraendo senso e spazio ai giovani. Il Centro studi “Nuovo Mezzogiorno”, guidato da Stefania Covello, ha voluto affrontare un tema che già nel titolo dà la misura della crisi. La restituzione del futuro ai giovani, come recita il dibattito guidato dalla Covello, implica infatti una sottrazione, una qualche forma di furto, da parte delle generazioni più vecchie ai danni di quelle successive. Lo ha detto subito don Giacomo Panizza, che di giovani smarriti ne sa parecchio e pure di ricostruzione di senso della vita, attraverso il suo impegno presso gli ultimi e i maggiormente deboli. E dentro la società calabrese, debole già di suo, i più vulnerabili sono i giovani. La maggiore fragilità viene senz’altro dalla mancanza di lavoro, ma pure dal lavoro che quando c’è non è libero, perché sfruttato e avvilito. Ma il sacerdote bresciano venuto in Calabria più di ogni altra cosa ha voluto sottolineare la costruzione di senso e di ruolo che si ottiene attraverso il lavoro come impegno individuale e sociale, sola forza capace di arginare la tentazione diffusa alla rassegnazione. Dentro questo contesto trovano spazio coerente le parole di Giovanni Serra, vicepresidente nazionale del Movimento del volontariato, che ha ripreso i temi già affrontati da Stefania Covello circa il merito e l’autovalorizzazione, mentre Gabriella Martilotti, imprenditrice agricola e rappresentante dei giovani della Confagricoltura, assieme a Paolo Filice, rappresentante dei giovani imprenditori, hanno spiegato le difficoltà del fare impresa giovane in Calabria, sollevando questioni che sono state riprese, sia pure da un’ottica diversa, dal segretario regionale della Cisl, Paolo Tramonti. Prevedibilmente sono state le parole di Fioroni quelle maggiormente attese. E l’ex ministro, cattolico popolare, ha colto l’occasione per indicare nella perdita di valori e nel passaggio dalla cultura che metteva al centro la persona a quella edonista che ha imposto l’egemonia del’individuo, il punto della crisi. La restituzione del futuro, di cui i relatori hanno parlato, per Fioroni non consiste solo in una condizione di miglioramento materiale, ma in un orizzonte valoriale diverso, in grado di porre al centro la costruzione di un nuovo essere dentro la società. Cose a cui la manovra appena approvata probabilmente non metterà rimedio. Gli oltre dieci anni di negazione della società da parte del liberismo e di egemonia dell’egoismo individualista, non si cancellano per decreto.
x
x