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Aiutarono `U Mungianisi nella latitanza, tre arresti a Torino

TORINO Tre persone sono state arrestate dalla squadra mobile di Torino con l`accusa di concorso in favoreggiamento per avere aiutato il presunto boss della `ndrangheta Giorgio Demasi detto `U Mungi…

Pubblicato il: 06/12/2011 – 15:23
Aiutarono `U Mungianisi nella latitanza, tre arresti a Torino

TORINO Tre persone sono state arrestate dalla squadra mobile di Torino con l`accusa di concorso in favoreggiamento per avere aiutato il presunto boss della `ndrangheta Giorgio Demasi detto `U Mungianisi`, nella latitanza durata da luglio 2010 ad aprile 2011. L`ordine di custodia cautelare è stato emesso dal gip Giuseppe Salerno nei confronti di Rocco Demasi, 46 anni, nato a Martone in provincia di Reggio Calabria; Francesco Ursino, 28 anni; entrambi residenti a Torino; e Rocco Schirripa, 58 anni di Gioiosa Jonica, già detenuto nel carcere di Asti. Schirripa è stato arrestato a giugno durante l`operazione “Minotauro” sulle infiltrazioni della `ndrangheta in provincia di Torino. Giorgio Demasi è ritenuto dagli inquirenti ai vertici della cosiddetta “Provincia” e il capo del “locale” di Gioiosa Jonica. «Significative sotto questo aspetto – affermano gli investigatori – le numerose conversazioni ambientali registrate all’interno della lavanderia “Ape Green”, tra Demasi e Giuseppe Commisso, alias “U Mastru, esponente di spicco dell’omonima famiglia sidernese, nelle quali i due discutevano in ordine agli assetti della ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria e in particolare sui “locali” esistenti nella Locride». Le indagini, condotte dalla Sezione investigativa del Commissariato di Siderno e dalla squadra mobile di Reggio Calabria, coordinate dalla Dda del capoluogo reggino, venivano avviate nei giorni immediatamente successivi alla latitanza di Demasi, periodo in cui gli investigatori calabresi esercitavano una costante attività di ricerca, anche attraverso svariate intercettazioni telefoniche e ambientali, che «induceva il ricercato a allontanarsi dalla Calabria per trovare rifugio a Torino, dove lo stesso vantava numerosi appoggi da parte di fiancheggiatori fidati e prossimi congiunti residenti nel capoluogo piemontese da diversi anni. Le attività di ricerca si concentravano quindi in quel centro piemontese con la collaborazione attiva degli uomini dalla squadra mobile di Torino».
La mattina del 23 aprile scorso, la vigilia del giorno di Pasqua, la svolta alle indagini. Infatti, verso le 12.30 di quel giorno, i poliziotti impegnati nell’ascolto delle conversazioni ambientali registravano una preziosa conversazione tra Rocco Demasi e un uomo calabrese che, pur parlando a bassa voce, induceva gli investigatori a pensare che si potesse trattare proprio del latitante Giorgio Demasi. In quel momento, pur attivando immediatamente gli agenti della squadra mobile di Torino, non si riusciva a localizzare in tempo l’auto da cui il passeggero scendeva dopo solo circa cinque minuti nei pressi di piazza Eugenio Montale di Torino. Secondo le indagini, le brevi battute pronunciate dai due facevano comunque intuire che Rocco Demasi dovesse incontrare nuovamente e nello stesso luogo la persona che aveva in macchina e con la quale aveva fissato un appuntamento per le 21 della stessa sera. Veniva quindi organizzato il servizio di appostamento effettuato dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno, coadiuvati dai colleghi di Torino.  Alle 21 circa l`attività consentiva di accertare che Rocco Demasi, a bordo della propria autovettura Alfa Romeo 159 si recava nuovamente in piazza Eugenio Montale, luogo in cui faceva salire a bordo l’uomo con cui aveva trascorso qualche minuto la stessa mattina. A tal punto scatta il blitz delle pattuglie in borghese che giunti all’altezza del civico 15 di corso Emilia “blindavano” la 159 e procedevano immediatamente all’arresto del ricercato che, pur possedendo un documento di identità contraffatto e intestato a terza persona, riferiva immediatamente agli investigatori che stavano procedendo al suo arresto di essere Giorgio Demasi. Significativa – dicono gli inquirenti – l’esclamazione del ricercato nell’attimo stesso in cui le autovetture civetta si affiancavano alla loro costringendoli ad arrestare la marcia, che, resosi immediatamente conto di ciò che stava accadendo proferiva testualmente: «…n’ dattaccaru…», ovvero: «Ci stanno arrestando». Lo sviluppo delle indagini ha portato all’individuazione degli altri favoreggiatori a Torino e all`arresto dei tre per il reato di concorso in favoreggiamento personale aggravato dall`associazione mafiosa.

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