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Politiche sociali, «i Comuni calabresi hanno meno risorse»

CATANZARO Spesa sociale in Calabria questa sconosciuta. È quanto emerge dal report “Politiche sociali Bye, Bye? Federalismo e politiche sociali in Calabria” realizzato da Legautonomie Calabria e pr…

Pubblicato il: 09/12/2011 – 16:27
Politiche sociali, «i Comuni calabresi hanno meno risorse»

CATANZARO Spesa sociale in Calabria questa sconosciuta. È quanto emerge dal report “Politiche sociali Bye, Bye? Federalismo e politiche sociali in Calabria” realizzato da Legautonomie Calabria e presentato a Catanzaro. L`indagine, redatta da Claudio Cavaliere, si propone di delineare gli scenari delle politiche sociali che si vanno prefigurando all`indomani dell`approvazione e dell`entrata in vigore delle disposizioni in materia di federalismo municipale. Nell`arco del periodo 2001- 2009, spulciando tra i bilanci consuntivi che fotografano l`attività finanziaria degli enti, la ricerca mette in evidenza che la spesa complessiva per il settore nei 409 comuni della regione è oscillata da un minimo di 37,4 milioni di euro del 2005 ad un massimo di 77,4 milioni del 2009 con esborsi in percentuale molto più modesti rispetto alle altre regioni italiane. In particolare è assai elevata la differenza tra la spesa pro-capite calabrese rispetto alla media nazionale: 38,55 euro a testa a fronte di quasi 89,56 euro della media nazionale, con 2,20 euro per servizi asili, infanzia e minori (24,76) e con un`incidenza sul totale pari a 7,17 sulla spesa corrente rispetto ai 14,23 della media nazionale. «Va riconosciuto che gli enti locali calabresi – è scritto ancora nel report – hanno prodotto un enorme sforzo finanziario se è vero che si è passati da una spesa corrente di 20,6% procapite del 2001 (in Italia erano 66 euro) a 38,6 euro procapite del 2009 (89,6 in Italia). La Calabria utilizza una percentuale di spesa sociale di gran lunga inferiore alla media nazionale. Ma non è solo questo che differenza la regione dal resto del Paese: la particolarità sta anche nella composizione della spesa, particolarmente dipendente dai trasferimenti correnti e poco attenta ai servizi puntuali quali quelli dell`infanzia. Non è un caso che nella nostra regione assistiamo a servizi sociali che “aprono” e “chiudono” in funzione dei trasferimenti ottenuti e non già per la loro necessità sul territorio. Nonostante una crescita costante della spesa sociale essa non è mai stata in grado di coprire le esigenze del territorio e non si è mai verificato l`incremento di spesa locale socio-assistenziale necessario a fare decollare il settore». Secondo lo studio di LegAutonomie, «la situazione della finanza pubblica rende difficile uno sviluppo significativo dei finanziamenti dedicati al welfare sociale locale ma la conoscenza del settore rende irrinunciabile la costruzione della rete completa dei servizi». Nel corso dell`incontro di presentazione del report, Legautonomie ha reso note alcune osservazioni sull`avviso pubblico “Nidi d`infanzia e servizi integrativi” pubblicato dalla Regione. «Il problema – è scritto nella nota – non è costruire nuovi asili nido ma la loro sostenibilità di gestione che deve fare i conti con l`impossibilità di elevare le rette oltre una certa quota e l`impossibilità degli stessi comuni di fare lievitare ulteriormente la spesa corrente».

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