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Stroncata la cosca Maio di Taurianova

REGGIO CALABRIA Duro colpo alla cosca Maio di Taurianova. Questa notte il Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria ha emesso 21 provvedimenti di fermo nei confronti di persone apparte…

Pubblicato il: 13/12/2011 – 12:28
Stroncata la cosca Maio di Taurianova

REGGIO CALABRIA Duro colpo alla cosca Maio di Taurianova. Questa notte il Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria ha emesso 21 provvedimenti di fermo nei confronti di persone appartenenti alla cosca di San Martino di Taurianova e cinque ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Palmi per detenzione e spaccio di stupefacenti. I dettagli dell’operazione “Tutto in famiglia” sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede del Comando provinciale, alla presenza del procuratore capo di Reggio Giuseppe Pignatone, del procuratore aggiunto Michele Prestipino, del procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo, del comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Angelosanto e del capitano della compagnia di Gioia Tauro Ivan Bonacchia. Le indagini sono partite nell’ottobre del 2010 in seguito all’arresto di un pregiudicato di Rizziconi per la detenzione di 23 kg di marijuana. Le attività investigative ordinarie coordinate dalla Procura di Palmi hanno innescato l’azione della Dda di Reggio che ha accertato l’operatività del clan Maio, attivo nel campo delle estorsioni e dell’usura. È la prima grande operazione di polizia che interessa questo cartello della Piana di Gioia Tauro. In particolare, l’indagine ha permesso di scoprire la presenza di un “locale” di ‘ndrangheta, costituita in “società”. Smantellate tutte le figure apicali dell’organizzazione. Agli arresti sono infatti finiti il “capo società” Michele Maio, il “capo ‘ndrina” Giuseppe Panuccio, il “capo crimine” Gaetano Merlino e il “contabile” Natale Feo. Le 21 persone sottoposte a provvedimenti di fermo sono state accusate a vario titolo di associazione mafiosa, usura ed estorsione. «Questa operazione – ha affermato il procuratore Michele Prestipino – dimostra che lo schema tracciato dall’inchiesta “Crimine” funziona. La cosca Maio è un`articolazione ben organizzata della ‘ndrangheta». Dalle intercettazioni, inoltre, è emersa ancora una volta l’importanza dei riti per i clan. In particolare quello del “battesimo”, che avviene alla presenza dei vertici della cosca e che ha una funzione fondamentale per l’entrata effettiva degli associati nella consorteria mafiosa. Anche questa operazione, però, ha registrato una fuga di notizie dagli ambienti giudiziari, come ha riferito Prestipino: «È rimasto ignoto un soggetto che ha rivelato l’esistenza delle intercettazioni e l’imminenza dei provvedimenti restrittivi». Le indagini hanno poi scoperchiato i meccanismi delle estorsioni ai danni di attività commerciali e imprenditoriali. Oggetto delle attenzioni del clan Maio erano soprattutto imprese aggiudicatarie di lavori pubblici – alle quali veniva chiesta una mazzetta pari al 2-3% del valore complessivo dell’appalto –, produttori di arance e proprietari di terreni agricoli. Nel corso della conferenza, il procuratore Prestipino ha riferito di imprenditori che volontariamente consegnano le “buste” ai boss di turno: «Se ancora oggi si verificano casi del genere – è stato il suo commento – vuol dire che ci troviamo di fronte a una realtà devastante». Per il procuratore Pignatone, quella di oggi è una operazione che «sottolinea lo sforzo continuo e la grande professionalità delle forze giudiziarie e di polizia».

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