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A lezione di cittadinanza da Pino Masciari

I luoghi del sapere eletti a trincea contro la ‘ndrangheta, perché la lotta contro il male non è questione da lasciare solo a giudici e polizia, ma più ancora da affrontare edificando una coscienza…

Pubblicato il: 14/12/2011 – 14:51
A lezione di cittadinanza da Pino Masciari

I luoghi del sapere eletti a trincea contro la ‘ndrangheta, perché la lotta contro il male non è questione da lasciare solo a giudici e polizia, ma più ancora da affrontare edificando una coscienza civile. Per questo continua l’iniziativa della facoltà di Lettere dell’Università della Calabria, che coinvolgendo i propri studenti, ma questa volta anche quelli dei licei, ha chiamato Pino Masciari e Davide Mattioli per una informale lezione di cittadinanza democratica. «Lo scopo è quello di costruire un laboratorio educativo alla giustizia e alla democrazia – spiega il ricercatore Giancarlo Costabile – dando vita a una forma di pedagogia militante e non contemplativa».
La pedagogia trova la sua via per vivificarsi attraverso lo sguardo rivolto alla realtà calabrese, provando a rendere permanenti le lezioni sulla giustizia e la formazione culturale verso una cittadinanza attiva. Ma Pino Masciari, l’imprenditore che ha denunciato chi voleva imporgli il pizzo, pur condividendo l’impostazione ha una idea più pratica. «La lotta alla criminalità può partire subito dall’università della Calabria, la cui mensa fornisce milioni di pasti ogni anno. Si potrebbero usare i prodotti delle cooperative e delle associazioni che utilizzano i beni confiscati alla ‘ndrangheta», propone l’imprenditore che ancora gira con la scorta.
Una idea che coniuga l’adesione a un progetto culturale con il sostegno concreto a chi ha avuto il coraggio di rendere produttive le terre strappate al malaffare. In definitiva la battaglia che l’università può condurre contro la criminalità è fatta di due approcci. Quello concreto, immaginato da Masciari e quello teorico pensato da Michele Borrelli, pedagogista e docente, che lamenta il fatto che fin qui le scuole e le università hanno privilegiato un sapere considerato neutro, negando l’anima e lo spirito dell’azione educativa.
Insegnare e studiare, secondo il docente, non è mai una azione neutrale e oggi più che mai appare urgente che le istituzioni cui è demandata la formazione culturale e civile dei giovani scendano in campo, rinunciando a una malintesa neutralità. Gli studenti in verità sembrano pronti per l’assunzione di un ruolo in questa battaglia. Lo hanno mostrato con il calore rivolto Davide Mattioli, di Libera, che ha detto della necessità di un posizionamento coraggioso, di una resistenza non violenta ma ferma, per poter conquistare spazi nella società, ma anche nella politica, che deve «partire dal basso, ma per prendersi poi la guida dei processi decisionali».
Uguale tensione ha accolto le parole di Ciro Corona, dell’associazione che lavora a Scampia e a sentire la sua narrazione sembrava di scorrere le pagine di Gomorra, con le connivenze anche del clero e delle forze dell’ordine con il fronte criminale. E il tema delle collusioni, anche apparentemente insospettabili, è stato sollevato dallo stesso Masciari, che ha citato la recente operazione che ha portato in carcere un magistrato e un politico. Sarà interessante vedere se la proposta maturata nel corso del dibattito, cioè di utilizzare nella mensa universitaria i prodotti delle cooperative che hanno in affidamento i beni confiscati, avrà un seguito o resterà nell’aula in cui è stata pronunciata.

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