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Faida delle tre province, 14 fermi della Dda di Catanzaro

CATANZARO È stata fatta luce sulla faida che ha insanguinato i territori al confine tra le province di Catanzaro, Vibo e Reggio Calabria. I carabinieri del comando provinciale della città capoluogo…

Pubblicato il: 15/12/2011 – 8:51
Faida delle tre province, 14 fermi della Dda di Catanzaro

CATANZARO È stata fatta luce sulla faida che ha insanguinato i territori al confine tra le province di Catanzaro, Vibo e Reggio Calabria. I carabinieri del comando provinciale della città capoluogo hanno fermato 14 persone (su 18 provvedimenti emessi dalla procura distrettuale antimafia), presunti affiliati alla cosca Sia-Procopio-Tripodi: egemone nella zona del Soveratese.
L`accusa a vario titolo per tutti è di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina e ricettazione. Le indagini che hanno portato ai fermi sono partite dalla scomparsa di Giuseppe Todaro, presunto affiliato alla cosca Gallace-Novella, rivale di quella dei Sia-Procopio-Tripodi. Todaro, secondo quanto e emerso dalle indagini, sarebbe stato ucciso per una vendetta mafiosa ed il suo cadavere fatto sparire. Indagando su quell`episodio i carabinieri sono riusciti a delineare compiti e ruolo degli indagati nell`ambito del locale di `ndrangheta attivo sin dal 2002 nella fascia ionica catanzarese, ed in particolare a Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro, zone marine della costiera catanzarese.
RITI DI AFFILIAZIONE Secondo quanto riferito dagli inquirenti, in casa di uno dei fermati sarebbe stato rinvenuto anche un formulario contenente i riti di affiliazione alla `ndrangheta. Materiale prezioso sul piano investigativo per lo studio di un fenomeno criminale che, pur evolvendosi sul piano militare e della sua “strategia” per acquisire potere economico e politico, non abbandona i suoi sistemi più arcaici.
SEQUESTRO DI BENI Nel corso della stessa operazione i finanzieri del comando provinciale di Catanzaro hanno sequestrato beni mobili ed immobili per un valore di 30 milioni di euro. Dalle indagini, svolte dai finanzieri del Gico di Catanzaro in collaborazione con lo Scico di Roma, è stato possibile ricostruire gli interessi economici della cosca che, ricorrendo ad articolati schemi societari ed a fittizie intestazioni di beni, era riuscita ad inserirsi in importanti iniziative imprenditoriali e commerciali apparentemente legali. Nell`ambito di questa specifica attività investigativa la guardia di finanza ha denunciato alla Dda di Catanzaro 14 persone con l`accusa di intestazione fittizia di beni aggravata dalle modalità mafiose.
I FERMATI Le persone sottoposte al provvedimento cautelare sono Pietro Aversa, di 56 anni; Vincenzo Bertucci (28); Pasqualino Greco (50); Antonio Gulla (44); Michele Lentini (40); Giovanni Ativo (28); Giuseppe Pileci (39);
Angelo, Manuel, Fiorito e Francesco Procopio, di 25, 30, 58 e 22 anni; Giandomenico Rattà (29), Mario Franco Sica (57) e Francesco Vitale (25).

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