ROMA I prodotti delle terre confiscate ai mafiosi potranno essere degustati da oggi nello storico bar di via Veneto, il Café de Paris, da due anni sequestrato a una cosca della `ndrangheta e oggi in amministrazione giudiziaria. L`iniziativa è stata presentata questa mattina dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti, e dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, con un brindisi di “speranza” che ha voluto sottolineare l`importanza di sostenere tutte le attivita finalizzate a restituire alla collettività i beni confiscati alle mafie. Il Café de Paris di Roma era stato sequestrato nel 2009 perché di proprietà di un barbiere di un piccolo paesino dall`Aspromonte, che è poi risultato un prestanome della cosca Alvaro di Cosoleto (Reggio Calabria). Al momento il Café de Paris è confiscato. Nel bar della “Dolce vita” sarà possibile, da oggi, degustare i prodotti frutto delle terre confiscate alle mafie: l`olio calabrese della Piana di Gioia Tauro, il vino Centopassi di Corleone, i paccheri di don Peppe Diana del Casertano, oltre ai pomodorini, tarallini e friselle provenienti dalle terre sequestrate alla Sacra Corona Unita. «Tutti devono sapere – ha detto don Luigi Ciotti – che il Café de Paris di Roma è effettivamente libero dalla presenza mafiosa. È necessario che anche le istituzioni vengano qui a fare un brindisi poiché il locale altrimenti rischia la chiusura. Il locale, che ha arricchito in modo illecito la cosca della `ndrangheta, è tornato alle persone che lavorano nella legalità. Ci sono pietanze buone non solo per il gusto ma anche per le coscienze di chi li viene a mangiare. Poiché i prodotti arrivano dai beni confiscati ai boss». «È chiaro che c`è il tentativo della criminalità organizzata – ha sottolineato il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro – di inserirsi nel mercato romano della ristorazione e immobiliare e noi dobbiamo evitare queste infiltrazioni. Ho firmato recentemente due protocolli, uno con la Camera di commercio che dovrà monitorare i passaggi e i trasferimenti degli esercizi commerciali per verificare operazioni sospette, e un altro con l`associazione dei negozianti del centro storico che ci informeranno sui passaggi e i trasferimenti che giudicano anche in questo caso sospetti». «I beni confiscati – ha detto il prefetto Giacomo Barbato dell`Agenzia nazionale per i beni confiscati – devono essere destinati in tempi rapidi e in condizioni migliori possibili agli stessi territori. Senza l`aiuto di enti locali e del mondo del volontariato sarebbe per noi oggettivamente difficile restituire questi beni alla collettività».
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