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Ricostruita l`aggressione al centro sociale, manca però il nome dell`accoltellatore

CATANZARO Una notte di violenza come negli anni Settanta, “neri” e “rossi” pronti ad affrontarsi a colpi di spranghe. Il 30 ottobre 2010 Catanzaro ha fatto un salto all`indietro di oltre 30 anni, u…

Pubblicato il: 20/12/2011 – 13:17
Ricostruita l`aggressione al centro sociale, manca però il nome dell`accoltellatore

CATANZARO Una notte di violenza come negli anni Settanta, “neri” e “rossi” pronti ad affrontarsi a colpi di spranghe. Il 30 ottobre 2010 Catanzaro ha fatto un salto all`indietro di oltre 30 anni, una rissa culminata con l`accoltellamento di un giovane di 28 anni appartenente al centro sociale “Riscossa”. A distanza di 14 mesi il sostituto procuratore Alessia Miele, insieme agli agenti della Digos, ha ricostruito quanto avvenuto quella notte. Ai domiciliari per rissa sono finiti due esponenti dell`estrema destra catanzarese, Carmelo La Face, di 33 anni, e Vincenzo Marino, di 32. Ad un terzo, Salvatore Mazza (30), è stato notificato un provvedimento di obbligo di firma. Manca ancora però un tassello fondamentale: non è stato, infatti, identificato l`autore materiale dell`accoltellamento. Nessuno, tra i protagonisti di quella serata, ha voluto o saputo fare il suo nome e nessuno è stato in grado di fornirne una descrizione che consentisse agli investigatori di risalire alla sua identità.
Grazie alle indagini della digos e alle intercettazioni ambientali e telefoniche gli inquirenti sono riusciti a ricostruire i fatti di quella sera. Per l`accusa fu il gruppo di giovani militanti dell`estrema destra a passare davanti alla sede del centro “Riscossa”. Prima i cori di scherno, poi un mattone lanciato contro la finestra del luogo di ritrovo dei ragazzi della sinistra catanzarese. Le due fazioni entrarono a contatto, una violenta scazzottata. Solo più tardi, invece, per gli inquirenti Marino, La Face e Mazza avevano organizzato «una vera e propria spedizione punitiva nei confronti dei giovani del collettivo Riscossa», che si concluse con l`accoltellamento del ventottenne, raggiunto da due fendenti alla schiena sferrati da qualcuno la cui identità resta tuttora ignota. Sono stati proprio i dialoghi captati tra gli indagati a consentire questa ricostruzione dei fatti. La Face ricoverato in ospedale parlando con gli amici spiegava che «se eravamo tre in più gli sfondavamo tutto». «Te l`ho spiegato come è andata schiaffi, pugni e calci. Loro picchiavano e io salivo, loro picchiavano ed io salivo. Mi hanno chiuso la porta in faccia. Hanno avuto paura perché avevo la faccia piena di sangue». In un`altra conversazione intercettata, invece, La Face parla dell`aggressione ad un militante del centro sociale Riscossa avvenuta pochi giorni dopo la rissa davanti all`ospedale di Catanzaro: «I miei ragazzi me li sono cresciuti in palestra, come sono usciti lo hanno visto .. e gli ho detto, ragazzi si vede che vi ho insegnato bene, non gli avete fatto proprio niente di grave, grave, grave. Gli avete dato una lezione. Noi non siamo “mpami” (infami)».

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