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Voto di scambio, ex assessore della Provincia di Crotone rinviato a giudizio

CROTONE Rinviato a giudizio per voto di scambio l`ex assessore provinciale di Crotone Gianluca Marino (Pdl). Il processo a carico dell`esponente politico di centrodestra e degli altri quattro imput…

Pubblicato il: 22/12/2011 – 19:54
Voto di scambio, ex assessore della Provincia di Crotone rinviato a giudizio

CROTONE Rinviato a giudizio per voto di scambio l`ex assessore provinciale di Crotone Gianluca Marino (Pdl). Il processo a carico dell`esponente politico di centrodestra e degli altri quattro imputati che hanno scelto il rito ordinario comincerà il 29 marzo del prossimo anno davanti al tribunale della città pitagorica.
Marino era rimasto coinvolto nell`inchiesta della Dda di Catanzaro sfociata nell`operazione “Hydra” contro le cosche attive nel Crotonese. In particolare, rispetto alla posizione dell`ex membro della giunta Zurlo (dimessosi in seguito a quella bufera giudiziaria), sarebbe emerso il sostegno elettorale della cosca Vrenna, che secondo l`accusa avrebbe procacciato voti a Marino, in cambio di somme di denaro, in occasione delle amministrative del giugno 2009. Tra l`altro, per il pm Pierpaolo Bruni, in quella tornata elettorale si sarebbero verificati dei brogli. Nello scorso mese di agosto, in seguito al coinvolgimento di Marino nelle indagini, l`allora ministro dell`Interno, Roberto Maroni, dispose l`accesso antimafia alla Provincia di Crotone.
Nel corso dell`udienza preliminare, il gup ha inoltre disposto il processo per Damiano Bevilacqua, di 36 anni, Luigi Spagnolo (27), Giovambattista Morabito (40) e Michele Cava (47), accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e traffico di stupefacenti. L`inchiesta che portò al loro arresto (in tutto gli imputati, tra rito abbreviato e processo ordinario, sono 23) colpì le nuove leve della cosca Vrenna che erano subentrate ai vecchi capi arrestati nelle operazioni Eracles e Perseus, fino a costituire un nuovo gruppo criminale composto da uomini fidati e fedeli. Alcuni indagati sono ritenuti responsabili anche di una serie di intimidazioni compiute ai danni di familiari di collaboratori di giustizia.

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