Il tratto in cui si è verificato l`incidente stradale che ha causato sette feriti sulla A3, tra gli svincoli di Mileto e Rosarno, dista poche centinaia di metri dal punto in cui lo scorso 14 giugno quattro persone rimasero uccise, nel terribile impatto tra un`automobile e un Tir. L`incidente avvenuto all`alba di Santo Stefano ha presentato, grosso modo, la stessa dinamica: uno scontro frontale tra due mezzi là dove la circolazione è limitata a una sola carreggiata, con una corsia per senso di marcia. Il limite di velocità di 60 chilometri orari, di fatto, viene rispettato solo quando ci si trova davanti un mezzo pesante. In quel tratto, infatti, si tende ad accelerare, spesso anche per la “frustrazione” dell`esasperante lentezza sopportata lungo il percorso tra Villa San Giovanni e Palmi, e si perde così, quasi senza rendersene conto, la reale percezione del pericolo.
L`ultimo grave sinistro in ordine di tempo ripropone la drammatica situazione delle strade calabresi e l`allarme per la scarsa sicurezza delle principali vie di comunicazione della regione. Una condizione difficile che si trasforma in emergenza quando, in inverno, la pioggia rende più insidiosi i tracciati e, nel periodo natalizio, il traffico s`incrementa sensibilmente.
In poco più di 24 ore, in Calabria è stata un`ecatombe. I cinque ragazzi morti a San Giovanni in Fiore, la donna rimasta uccisa in uno scontro frontale a Montalto Uffugo, infine lo scontro dell`A3 nel territorio di Serrata. Troppo sangue è stato versato per parlare, superficialmente, di tragiche fatalità.
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