«Allora il Consiglio regionale si riunisce in sessione straordinaria per deprecare la criminalizzazione della città»: no, non è la cronaca politica dei giorni nostri con i consiglieri che, quasi in blocco, rispondono al presunto “accerchiamento” di lobby giornalistiche intente a demolire un modello di governo; non è neppure l`incipit del recente dialogo in Astronave su Riccardo Iacona e il suo reportage impietoso in “Presa Diretta” dedicato alla Calabria. Tra virgolette il passaggio che Giorgio Bocca dedica alle reazioni che i suoi scritti sul «Progetto Reggio» suscitarono nella massima assemblea elettiva regionale («E in questa città caotica si perderanno miliardi (…), ancora lavori pubblici, niente altro che lavori pubblici, non un investimento produttivo, non nuovi posti stabili di lavoro»). A pagina 65 de “L`Inferno. Profondo sud, male oscuro” (Arnoldo Mondadori editore, 1992), Bocca riporta la levata di scudi contro di lui, e la risposta di «uno scriba prezzolato» che «titola sul foglietto della Regione: “Bocca spara a lupara”».
L`inviato subito dopo si chiede retoricamente – e gira al lettore quesiti ancora oggi attualissimi – «non lo sanno che la città è in preda alla mafia? Non hanno letto le intercettazioni telefoniche dei carabinieri in cui onorevoli e mafiosi si scambiano promesse e favori? Lo sanno, le hanno lette ma a loro basta, per stare in pace con la coscienza, fare un comunicato all`Ansa». Evidentemente, anche vent`anni fa era più facile dettare una dichiarazione alle agenzie di stampa che ribellarsi con i fatti all`invasività del malaffare.
x
x