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Il boss delle società "off-shore"

Si trovava a Barcellona solo per sfuggire al fermo del 30 novembre emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito della stessa indagine in cui è stato arrestato l’avvo…

Pubblicato il: 28/12/2011 – 12:46
Il boss delle società "off-shore"

Si trovava a Barcellona solo per sfuggire al fermo del 30 novembre emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito della stessa indagine in cui è stato arrestato l’avvocato Vincenzo Minasi.
Nella sua abitazione è stata rinvenuta una documentazione che, adesso, è al vaglio degli investigatori della squadra Mobile e della polizia spagnola.
I dettagli della cattura sono stati illustrati stamattina nel corso di una conferenza stampa tenuta in questura e, contemporaneamente, a Barcellona.
Ed è stata proprio la collaborazione internazionale tra le forze di polizia che ha reso possibile l’arresto del latitante, inserito nei 500 ricercati più pericolosi d’Italia.
Collaborazione che è stata più volte sottolineata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal questore Carmelo Casabona. Secondo quest’ultimo, con «la cattura di Gallico per la polizia di Stato si chiude un anno proficuo».
«Anche grazie all’attività del commissariato di Palmi – ha aggiunto il magistrato – siamo riusciti a individuare il luogo e l’indirizzo preciso dove il latitante aveva trovato rifugio. È un personaggio di primissimo piano della ‘ndrangheta. È accusato di essere il promotore e l’organizzatore dell’associazione mafiosa, oltre che di intestazione fittizia. Reato per il quale risponde assieme all’avvocato Minasi. Adesso, Gallico si trova detenuto in Spagna ma sono state già avviate le procedure per l’estradizione in Italia».
Il capo della squadra mobile Renato Cortese ha elogiato i suoi uomini: «L’impegno degli investigatori è stata la carta fondamentale per arrivare a Gallico. A loro va la nostra riconoscenza perché hanno lavorato rinunciando al periodo di feste per stare dietro il latitante».
In passato Carmelo Gallico era stato condannato a 14 anni di carcere per associazione mafiosa e per l’estorsione ai danni dell’imprenditore di Palmi, Gaetano Saffioti, divenuto il primo testimone di giustizia della provincia di Reggio Calabria.
Questa non era la prima latitanza di Gallico. Dopo nove anni alla macchia, nel 2000 era stato arrestato a Terni dove, sostenuto finanziariamente dalla sua cosca, viveva munito di documenti falsi. Arrestato nuovamente nell’ambito dell’operazione “Cosa Mia”, Carmelo Gallico era stato scarcerato l’11 febbraio scorso quando la Corte di Cassazione non ha ritenuto validi i gravi elementi probatori emersi a suo carico nel corso delle indagini circa la sua responsabilità quale esecutore materiale dell’omicidio di Marcello Fameli, avvenuto a Palmi nel 1997.
Dopo la scarcerazione, gli investigatori avevano appurato l’intenzione di Gallico di darsi latitante per il timore di essere nuovamente arrestato. A nulla è servita, infine, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale (aggravata dall’obbligo di soggiorno nel Comune di Brescia) a cui era stato sottoposto il 22 giugno. Carmelo Gallico si rese subito irreperibile iniziando la sua latitanza.
Con l’avvocato Minasi, inoltre, aveva organizzato l’intestazione fittizia alla società off-shore “Zenas” di immobili di fatto appartenenti alla famiglia mafiosa. Un’operazione nella quale ha avuto un ruolo anche il notaio Daniele Borrelli, suicidatosi nel suo studio di Lugano in Svizzera pochi giorni dopo il blitz che portò ai fermi di Gallico e Minasi.
Ritornando alla cattura, l’attività di indagine della Mobile aveva accertato la presenza del latitante in un’abitazione del centro storico di Barcellona dove gli investigatori hanno trovato una considerevole somma di denaro in contanti oltre alla documentazione sequestrata.

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