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Lo Giudice indagato per calunnia nei confronti di Cisterna

REGGIO CALABRIA La Procura della Repubblica di Perugia avrebbe aperto un fascicolo a carico del boss Antonino Lo Giudice, divenuto collaboratore di giustizia, per calunnia nei confronti del sostitu…

Pubblicato il: 06/01/2012 – 16:34
Lo Giudice indagato per calunnia nei confronti di Cisterna

REGGIO CALABRIA La Procura della Repubblica di Perugia avrebbe aperto un fascicolo a carico del boss Antonino Lo Giudice, divenuto collaboratore di giustizia, per calunnia nei confronti del sostituto procuratore nazionale antimafia, Alberto Cisterna. L’indiscrezione è trapelata dal capoluogo umbro, i cui magistrati sono competenti per le cause riguardanti i loro colleghi degli uffici giudiziari (come la Dna) che hanno sede nella capitale, ed è stata pubblicata dal quotidiano Calabria Ora.
Secondo la ricostruzione della vicenda, il vice di Piero Grasso, nel proporre querela nei confronti di Lo Giudice, avrebbe chiesto non solo di fare chiarezza sull’origine delle calunniose tesi del pentito sul conto del magistrato, ma anche di individuare i “manovratori” dell’uomo: i registi delle sue dichiarazioni. Cisterna, in particolare, avrebbe posto l’accento sull’improvviso mutamento di opinione del collaboratore. Quest’ultimo, prima della fine di novembre del 2010, aveva affermato che nei rapporti tra suo fratello Luciano e i magistrati reggini, tra cui proprio Cisterna, non c’era alcunché di anomalo o di poco chiaro. Poi, però, lo stesso Lo Giudice ha d’un tratto cambiato versione.
Nel fascicolo prodotto dal sostituto procuratore nazionale antimafia sarebbero messe in rilievo anche numerose altre circostanze (di cui Cisterna avrebbe parlato nel corso del suo interrogatorio dello scorso mese di dicembre) di cui adesso si occuperà la procura di Perugia. Tra queste, le anticipazioni di un quotidiano locale, nel giugno 2010, delle causali dell’attentato al procuratore generale della Corte d’appello Di Landro e del bazooka piazzato vicino al Tribunale di Reggio come avvertimento per il procuratore capo Pignatone. Episodi, questi ultimi, avvenuti alcuni mesi più tardi. E ancora, il deposito del memoriale dello stesso Lo Giudice, avvenuto ben oltre i 180 giorni di tempo concessi dalla legge, e l’anomala decisione di Consolato Villani (già affiliato al clan Lo Giudice) di rivolgersi ai magistrati di Bologna e non a quelli di Reggio per avviare la sua collaborazione con la giustizia. Tutti aspetti poco chiari, su cui i magistrati umbri dovranno fare luce. E certamente il loro lavoro contribuirà a “pesare” la reale attendibilità del boss pentito, le cui dichiarazioni sono servite per ricostruire la stagione della “strategia della tensione” in riva allo Stretto.

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