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Operazione "Bambola", in Appello condannati gli sfruttatori delle squillo

Condanne confermate in Appello nel processo “Bambola & Taxi driver” nato da due inchieste della Direzione distrettuale antimafia che, negli anni scorsi, aveva stroncato un giro di squillo in riva a…

Pubblicato il: 10/01/2012 – 23:43
Operazione "Bambola", in Appello condannati gli sfruttatori delle squillo

Condanne confermate in Appello nel processo “Bambola & Taxi driver” nato da due inchieste della Direzione distrettuale antimafia che, negli anni scorsi, aveva stroncato un giro di squillo in riva allo Stretto.
Due inchieste con cui i carabinieri del Comando Provinciale avevano fatto luce su un vasto giro di prostituzione: tre organizzazioni distinte di italiani, rumeni e albanesi esperti nel reperire le ragazze dell’Est Europa. Con l’illusione di un lavoro sicuro, queste ultime giungevano in riva allo Stretto dove i loro connazionali le avrebbero trattate come merce di scambio. Sarebbero state, infatti vendute per circa 2 mila euro agli italiani che si occupavano poi di inserirle nel giro della prostituzione locale. Ci sono stati episodi in cui le ragazze che si ribellavano venivano percosse e, in alcuni casi, anche drogate.
Gli imputati, in sostanza, avrebbero gestito a Reggio Calabria una grossa fetta del mercato del sesso che si consumava principalmente nella zona di piazza Garibaldi e del porto.
Seppur con qualche riduzione di pena, la Corte d’Appello ha accolto le richieste del pg Francesco Mollace e ha condannato: Giuseppe Marcianò (6 anni e 8 mesi di carcere) la sua compagna Anna Pellicanò (7 anni), il rumeno Ion Cojocariu (2 anni e 8 mesi di carcere), Saverio Caccamo (4 anni e 8 mesi), Angela Pellicanò (5 anni), Santina Pellicanò (3 anni e 6 mesi), Antonino Pellicanò (6 anni), , Rita Domenica Pellicanò (4 anni e 8 mesi), Daniele Marcianò (un anno e 4 mesi), Rustem Gjuri (5 anni e 6 mila euro), Dani Lefter (4 anni), Shkelqim Allciu (2 anni) e Angelo Belgio (3 anni e 8 mesi).
Quest’ultimo è lo stesso Belgio arrestato pochi mesi fa per aver tentato di truffare l’ex dirigente del Comune, Orsola Fallara, alla quale aveva recapitato una copia contraffata dell’intestazione di un provvedimento dell’autorità giudiziaria nei suoi confronti con la promessa che, dietro pagamento di un’ingente somma, le avrebbe fatto avere l’intero fascicolo.
Ritornando al processo “Bambola” sono cadute le accuse per Namik Salkutri. Mentre, è arrivata la prescrizion per l’imputato Francesco Marcianò. Dopo la sentenza di primo grado è, infatti, deceduto l’anziano tassista che di notte accompagna le ragazze in strada.
Particolarmente interessante, nel castello accusatorio, è la posizione di Giuseppe Marcianò che, assieme alla convivente Anna Pellicanò avrebbero ricoperto un ruolo apicale nell’organizzazione di sfruttatori. In sostanza – è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare – «Marcianò è colui che dispone a suo piacimento del luogo ove le ragazze si devono posizionare per esercitare la prostituzione ed è sempre colui che dispone, minaccia o interviene verso gli albanesi o le prostitute che osano contraddirlo nelle sue decisioni».

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