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Benigni all`Unical, la tensione di Latorre e la letteratura secondo Perrelli

ARCAVACATA DI RENDE Il rettore è un po’ in tensione e si vede. Scruta l’auditorium stracolmo: teme una protesta che, invece, non ci sarà. Solo uno striscione all’esterno se la prende con questa ina…

Pubblicato il: 17/01/2012 – 16:42
Benigni all`Unical, la tensione di Latorre e la letteratura secondo Perrelli

ARCAVACATA DI RENDE Il rettore è un po’ in tensione e si vede. Scruta l’auditorium stracolmo: teme una protesta che, invece, non ci sarà. Solo uno striscione all’esterno se la prende con questa inaugurazione-evento che, di fatto, è stata riservata solo a una piccola fetta dell’ateneo. Come ogni altro evento da dodici anni a questa parte, verrebbe da aggiungere. Questione di governo accademico e non contingente. L’Unical targata Gianni Latorre è sempre stata così: fedelissimi nei posti più importanti, studenti che votano come i docenti negli organi collegiali, inviti ristretti nelle occasioni di festa. E continuità, soprattutto continuità.
Anche nel discorso che ha aperto la giornata della laurea a Roberto Benigni, le parole chiave sono state le solite. «Fondo di finanziamento statale», innanzitutto. Il mantra del Magnifico economista è motivato dai tagli del governo: «Penalizzeranno particolarmente le università del Mezzogiorno, già particolarmente sfavorite dal contesto economico-sociale nel quale operano». Gli atenei hanno saputo quanti fondi avrebbero avuto nel 2011 «solo negli ultimi giorni dell’anno appena trascorso». Che era, appunto, il 2011. C’è una università da ripensare alla luce del nuovo Statuto, che permetterà al rettore di nominare il consiglio di amministrazione e darà al Senato accademico (che, invece, verrà eletto) la possibilità di vigilare. C’è, soprattutto, un futuro da pianificare con sempre meno risorse. L’Unical si è piazzata bene nella graduatoria sulla premialità (si daranno più fondi agli atenei che potranno garantire certi parametri su ricerca e didattica), ma nessuno nasconde che verranno tempi saranno difficili.
Il valore di Arcavacata è troppo sbilanciato sui servizi offerti nella didattica, mentre la performance complessiva nella ricerca non è sufficientemente competitiva. La sfida per il futuro sta tutta qui. Latorre la rilancia con un corollario importante: lo sforzo «per limitare la perdita gravissima di capitale umano che gratuitamente dalla nostra realtà si dirige verso le regioni più ricche del Paese». Primo obiettivo: puntare sul trasferimento tecnologico, «dallo scouting delle idee all’avvio di imprese spin off e start up, che possono essere ospitate nell’incubatore di imprese Technest». Uscendo dai tecnicismi, l’ateneo vuole creare nuove realtà imprenditoriali, nuovi brevetti da mettere sul mercato. Ne va del suo futuro. Anche se, sottolinea il rettore, «la base che lasciamo a chi verrà dopo di noi è solida e sicura».
Un discorso un po’ sbilanciato sulle nuove tecnologie in un’aula che trasuda filologia. Ci pensa il preside della facoltà di Lettere, Raffaele Perrelli, a riportare al centro del discorso le discipline umanistiche. Sono tempi duri per le materie considerate improduttive: «A tutti quelli che fanno il nostro mestiere, che insegnano cioè in una facoltà di Lettere e filosofia, è capitato di fare almeno una volta nella vita l’esperienza con cui Tzvetan Todorov apre il suo “La letteratura in pericolo”: “Poco per volta mi sono reso conto con una certa sorpresa che il ruolo di spicco che attribuivo alla letteratura non era riconosciuto da tutti”. Roberto Benigni ha il merito di aver riavvicinato un numero altissimo di italiani a quello che abbiamo chiamato “discorso letterario” attraverso il ricorso al libro fondativo della nostra cultura letteraria nazionale».
Il guaio è che la cultura non va più di moda, anche per colpa «di un ceto politico e di una classe dirigente che hanno a cuore esclusivamente la competizione economica, quasi dovessimo trasformarci in una “tigre asiatica”, e hanno disinvestito progressivamente dalla cultura, dall’università, dalla scuola».
Temi che tornano anche nella laudatio affidata a Nuccio Ordine: «Di fronte alla progressiva marginalizzazione della cultura umanistica, la scelta di leggere Dante fuori dalle aule scolastiche e universitarie è certamente un importante contributo alla battaglia quotidiana che si combatte per valorizzare la letteratura e quei saperi considerati “inutili”, perché non finalizzati al profitto». 

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