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Cosca Condello, don Ciccio Ionetti non risponde al gip

Distraeva dalle casse societarie gli incassi di operazioni di compra vendita di camion. Il problema è che quei camion appartenevano alla società Sornova, confiscata dal Tribunale di Reggio Calabria…

Pubblicato il: 17/01/2012 – 18:58
Cosca Condello, don Ciccio Ionetti non risponde al gip

Distraeva dalle casse societarie gli incassi di operazioni di compra vendita di camion. Il problema è che quei camion appartenevano alla società Sornova, confiscata dal Tribunale di Reggio Calabria.
“Don Ciccio” Ionetti, consuocero del “Supremo” Pasquale Condello, resta in carcere assieme ai figli Daniele e Paolo. Tutti e tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del gip che ha firmato la richiesta di custodia cautelare su richiesta della Procura di Forlì.
Durante l`interrogatorio di garanzia ha risposto, invece, la segretaria Katia Casadei Lucchi per la quale il giudice per le indagini preliminari aveva disposto gli arresti domiciliari.
Gli inquirenti parlano addirittura di un rischio ’ndrangheta anche per quanto riguarda una filiale cesenate del Credito di Romagna dove Alfredo Ionetti si era recato il 2 febbraio 2009, il giorno successivo al suo proscioglimento dalle accuse di essere il «tesoriere» del boss Condello. Con in mano il provvedimento di dissequestro dei beni , don Ciccio ottene un conto corrente con il quale continuò a eseguire operazioni bancarie anche dopo il Tribunale di Reggio dispose la confisca della sua impresa nell`ambito procedimento patrimoniale a suo carico.
Operazioni che gli fruttarono circa 263mila euro. Gli inquirenti hanno sottolineato come la banca, ascoltata in merito, si sia detta impossibilitata ad accorgersi di anomalie su così tante operazioni. Per gli investigatori, infatti, è molto più rilevante come l’istituto segnali queste anomalie solo una volta scattato il controllo della Banca d’Italia (un paio di mesi dopo) e come il direttore di quella filiale, ora denunciato, solerte nell’aprire il conto, mai nel “monitorare” una persona processualmente a rischio malavita, sia anche il padre del titolare di un’azienda che per la “Sornova” della famiglia Ionetti, gestisce la compilazione buste paga.
L`impianto accusatorio poggia le sue basi sulle intercettazioni telefoniche e ambientali.
Dalle indagini è emerso che cambiali e assegni venivano monetizzati da Alfredo Ionetti dopo essere finiti nel suo conto personale. Soldi, quindi, che sparivano dai bilanci della concessionaria Scania cesenate “esclusivista” per la Calabria.
I suoi figli curavano i rapporti commerciali e i contatti coi clienti dell’azienda il cui dominus restava sempre “Don Ciccio”. La segretaria, Catia Lucchi Casadei, era preposta a «tenere i conti» in azienda. Proprio per questo, secondo la squadra Mobile e la guardia di Finanza di Forlì, non poteva non sapere delle operazioni di Ionetti anche dopo l`arrivo, in azienda, degli amministratori giudiziari Rosario Spinella e Francesco La Camera.

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