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Sigilli all`hotel in cui dormì Berlusconi, i nomi degli indagati

Una truffa a quattro stelle. Al centro della vicenda il noto albergo T Hotel che tra i suoi clienti può vantare anche l`ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Eppure dietro il lusso delle s…

Pubblicato il: 20/01/2012 – 8:24
Sigilli all`hotel in cui dormì Berlusconi, i nomi degli indagati

Una truffa a quattro stelle. Al centro della vicenda il noto albergo T Hotel che tra i suoi clienti può vantare anche l`ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Eppure dietro il lusso delle suite, le palme e la piscina si celerebbe un complesso meccanismo fraudolento. Il “Corriere della Calabria” se ne era occupato nel numero 22 con un reportage che adesso vi riproponiamo in allegato. Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza la società Frarima Srl avrebbe percepito indebitamente poco meno di 3 milioni di euro nell`ambito del Por Calabria 2000/2006 come finanziamento per realizzare la struttura, a questi andrebbero aggiunti altri due milioni di euro di indebiti rimborsi iva. In pratica, secondo quanto riferito da fonti investigative, i privati non avrebbero fatto alcun investimento e l`opera sarebbe stata realizzata praticamente a costo zero. Gli inquirenti sono dovuti intervenire con un provvedimento di sequestro d`urgenza perché, come ha spiegato il colonnello Bianco della guardia di finanza, «esisteva il concreto rischio che a breve la struttura fosse ceduta a terzi». A quel punto sarebbe stato impossibile recuperare i soldi della presunta truffa alla Unione europea. Un meccanismo già utilizzato dalla stessa società che tempo fa aveva ceduto con la formula del lease back la proprietà dell’edificio dove ha sede il commissariato di polizia a una importante spa.
Nel registro degli indagati con l`accusa di truffa, falso ideologico e materiale, emissione ed utilizzo di fatture e documenti per operazioni totalmente o parzialmente inesistenti, frode fiscale ed altri illeciti amministrativi e tributari, sono finiti: i soci della Frarima  Vincenzo Parrilla, socio e legale rappresentante della società; Fabrizio D’Agostino, socio e amministratore della Frarima; Vincenzo Bifano,socio e amministratore; Francesco Maida, direttore dei lavori e progettista della Frarima; Gennaro Longo, socio della Frarima e legale rappresentante della Litos; i titolari di alcune ditte fornitrici Francesco Lafratta di Taranto, legale rappresentante della Climaria; Vincenzo Ferraiuolo titolare dell’omonima ditta; Maurizio Roberto Molinaro, titolare dell’omonima ditta; Vincenzo Reto, titolare dell’omonima ditta; l`allora dirigente del Dipartimento Turismo Gianfranco Ielo,  i componenti della commissione collaudo Nicodemo Strancia, Daniele Patania, Ivana Fazzari, Eugenio Madeo e Ofelia Nicolina Mannucci. Le indagini avrebbero consentito di acclarare che la Frarima, in violazione dei presupposti giuridici stabiliti per il finanziamento pubblico, senza apportare alcun mezzo proprio e gonfiando ad arte i costi sostenuti, ha realizzato la struttura alberghiera utilizzando esclusivamente il contributo pubblico frodato (per l`importo complessivo di 2.896.582,34 euro) e gli indebiti rimborsi tributari (pari a 2.079.721,00 euro) che sarebbe riuscita artificiosamente ed illecitamente a crearsi. La Procura ha disposto il sequestro preventivo del complesso alberghiero T-hotel, di somme bancarie, appartamenti, terreni ed immobili di pregio nella disponibilità del rappresentante legale della Frarima srl. Il tutto per un valore complessivo di circa 18 milioni di euro.
Durante la conferenza stampa il procuratore di Lamezia, Salvatore Vitello, ha lanciato un appello alla cittadinanza lametina. «C’è bisogno di una sana cultura d’impresa. Mi rivolgo alle forze sociali e politiche: evitino di sostenere imprese che richiedono finanziamenti senza avere certezze dell’uso lecito di questi o per effimere operazioni di apparente occupazione che si risolvono in un precariato assolutamente clientelare, senza base e senza speranza. Pongo quindi – ha proseguito il procuratore – un problema serio a chi ha responsabilità, ovvero come ci sia la necessità di una nuova consapevolezza da parte delle associazioni di categoria, penso a Confesercenti e Confindustria, che si pongano il problema della legalità interna ai loro appartenenti. Occorre invece risalire al sistema delle relazioni imprenditoriali per espellere dal circuito ufficiale le aziende compromesse con gli appartenenti alle consorterie mafiose. Mi riferisco soprattutto, e lo dico a voce alta, a quei negozi che consentono il prelievo di merce a mafiosi e a parenti di mafiosi senza pretendere il pagamento del prezzo». Forze dell`ordine e magistratura, ha assicurato Vitello, continueranno a fare la loro parte.

L’inchiesta del Corriere della Calabria sul T-Hotel

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