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Musella: «Lasciati soli contro la `ndrangheta»

REGGIO CALABRIA «Ci hanno lasciati soli, esiste un’antimafia di serie A e una di serie B». È un grido di disperazione quello lanciato questa mattina da Adriana Musella. Una conferenza stampa convoc…

Pubblicato il: 20/01/2012 – 13:43
Musella: «Lasciati soli contro la `ndrangheta»

REGGIO CALABRIA «Ci hanno lasciati soli, esiste un’antimafia di serie A e una di serie B». È un grido di disperazione quello lanciato questa mattina da Adriana Musella. Una conferenza stampa convocata per denunciare la gestione dissennata dei beni confiscati alla criminalità organizzata e la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni, a partire dal comune di Reggio e dai suoi ultimi tre sindaci. La coordinatrice di Riferimenti, organizzazione impegnata da anni nella lotta alla `ndrangheta, parla dalla sede dell’associazione, situata in uno stabile confiscato al clan Lo Giudice, in via xxv luglio. Una struttura fatiscente, ricoperta da un tetto di amianto e circondata all’esterno da rifiuti di ogni tipo. Una situazione di abbandono che la Musella ritiene ormai insostenibile e rappresentativa della considerazione in cui vengono tenuti i movimenti antimafia a Reggio e in Calabria. Ma vi sono delle eccezioni, perché «la gestione dei beni confiscati non avviene secondo criteri di legge, ma per clientele e raccomandazioni varie. Non c’è nessun controllo sull’effettivo utilizzo di queste strutture. Troppo spesso questi beni non vengono usati, malgrado gli enti locali abbiano il dovere del controllo». L’esempio è al piano terra dell’ex abitazione dei Lo Giudice, destinato dall’Agenzia dei beni confiscati alla Croce rossa: «Sono dei locali inutilizzati che stanno cadendo a pezzi, mentre noi qui abbiamo problemi di spazio. Li avevamo richiesti per realizzare un auditorium per i ragazzi delle scuole, ma negli anni non abbiamo avuto nessuna risposta, né da parte di Scopelliti né da Raffa e Arena». Parole accompagnate da prove: una raccolta di tutte le mail e le richieste fatte negli anni da Riferimenti e indirizzate a tutte le istituzioni locali, senza alcun effetto. «Dopo tre anni di silenzio – continua Musella -, siamo costretti a parlare. Questa sede è diventata un deposito di spazzatura. Il prefetto Morcone (direttore dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati, ndr) ha visto questo scempio e ha sollecitato il Comune, che però non si è mosso. Esiste anche un problema per la nostra sicurezza: per questo abbiamo richiesto delle telecamere che il questore ha disposto ma che Palazzo San Giorgio non ha mai installato. Questi sono gli ostacoli che si trova di fronte chi vive in trincea».Qui, per un attimo, la figlia di Gennaro Musella, imprenditore ucciso dalla ‘ndrangheta, si commuove. Ma riprende subito dopo: «Per me l’antimafia è un sentimento, non un business. Quello che chiedo è soltanto un po’ di attenzione da parte delle istituzioni. Esistono associazioni che hanno creato un vero e proprio patrimonio immobiliare e altre invece che sono abbandonate al loro destino. Siamo stanchi di non essere ascoltati e supportati. Lo Stato è in debito verso di noi ma gli enti locali non si vedono. Vogliamo rispetto per tutto quello che abbiamo fatto in queste regioni: una istituzione che non risponde è una istituzione assente». È un problema anche di finanziamenti, al quale Adriana Musella spesso ha fatto fronte di tasca propria: «Quando ci sono stati assegnati questi locali, i Lo Giudice hanno sfondato il tetto, pioveva dentro e sono stata costretta a tirare fuori cinquemila euro per le riparazioni. Inoltre abbiamo chiesto più volte al Comune di rimuovere la copertura in amianto, ma è ancora lì, a rischio di tutti i ragazzi che frequentano questa sede». Le critiche, infine, non risparmiano neanche la giunta regionale: «Per il concerto annuale di Gerbera gialla ci ha assegnato un contributo di duemila euro, a fronte di fatture che sfioravano i diecimila. Per non parlare dell’assessorato alla Cultura, che prima stipula protocolli d’intesa e poi non li rispetta».

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