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Why not, De Magistris e Genchi rinviati a giudizio

L`ex magistrato, ora sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e il consulente informatico Gioacchino Genchi sono stati rinviati a giudizio dal gip di Roma Barbara Callari per concorso in abuso d`uffi…

Pubblicato il: 21/01/2012 – 15:08
Why not, De Magistris e Genchi rinviati a giudizio

L`ex magistrato, ora sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e il consulente informatico Gioacchino Genchi sono stati rinviati a giudizio dal gip di Roma Barbara Callari per concorso in abuso d`ufficio. Il processo è fissato per il 17 aprile prossimo davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale. L`ex pm De Magistris e il consulente informatico Genchi dovranno rispondere dell`accusa di aver acquisito illegittimamente, nell`ambito dell`inchiesta “Why not”, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza aver chiesto preventivamente l`autorizzazione alle Camere di appartenenza. Tra le parti offese figurano, tra gli altri, Clemente Mastella, Francesco Rutelli e Romano Prodi.
L`INCHIESTA I fatti risalgono al periodo in cui De Magistris era sostituto procuratore a Catanzaro. Nella maxi-indagine Why not, avviata da De Magistris  e poi avocata dalla Procura generale, furono coinvolti anche Romano Prodi e Clemente Mastella, ma le loro posizioni vennero poi archiviate. Nella richiesta di archiviazione per Prodi i magistrati della Procura generale calabrese avevano evidenziato che dagli accertamenti compiuti dal Ros era emerso che il consulente di De Magistris, Gioacchino Genchi, aveva «elaborato i tabulati di traffico telefonico di utenze riconducibili al Senato, alla Camera, alla Presidenza del Consiglio, a Ministri, alla Direzione nazionale antimafia, a direzioni di partiti politici, ad amministratori comunali e finanche a numerazioni private di magistrati». Proprio questi dati furono il fattore scatenante dello scontro tra le Procure di Salerno e Catanzaro. I magistrati calabresi, infatti, decisero di non trasmettere in Campania alcuni documenti dell’inchiesta Why Not, tra cui il cosiddetto “archivio Genchi”, richiesti da Salerno per approfondire il contenuto delle denunce dell’ex pm Luigi De Magistris sul presunto complotto ordito ai suoi danni. La Procura salernitana intervenne con un sequestro degli atti a cui seguì un clamoroso controsequestro ordinato dall`ex procuratore generale Enzo Iannelli. Quest`ultimo, insieme ad altri tre magistrati in servizio a Catanzaro, venne accusato per questo di abuso d’ufficio e favoreggiamento. L`indagine a loro carico venne archiviata perché venne riconosciuta la legittima preoccupazione dei magistrati catanzaresi «di garantire una generale riservatezza di carattere istituzionale e nazionale». In particolare nel dispositivo di archiviazione venivano sottolineate le perplessità circa «le modalità di acquisizione da parte di Gioacchino Genchi che apparivano discutibili oltre che dalla natura dei dati raccolti che riguardavano la Presidenza della Repubblica, il Sismi, il Vaticano ed altre Istituzioni». Perplessità che hanno portato la Procura di Roma ad aprire un`indagine a carico dell`ex pm De Magistris e del suo consulente. Secondo quanto ricostruito dalla magistratura inquirente capitolina nell`indagine Why not finirono le utenze telefoniche di otto parlamentari: Romano Prodi, Clemente Mastella, Beppe Pisanu, Francesco Rutelli, Sandro Gozi, Giancarlo Pittelli, Antonio Gentile e Marco Minniti. Ad ottobre scorso la Procura romana ha inoltrato la richiesta di rinvio a giudizio per l`ex pm e il suo consulente contestando ai due concorso in abuso d`ufficio perché «agendo tra loro con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso arrecavano intenzionalmente un danno ingiusto consistente nella conoscibilità di dati esterni di traffico relativi alle loro comunicazioni». Durante l`udienza preliminare i due imputati sono comparsi insieme davanti al gup, negando le accuse e rimpallandosi le responsabilità. De Magistris ha sostenuto di aver avuto massima fiducia in Genchi, di avergli affidato un lavoro tecnicamente importante e complesso che un professionista come lui avrebbe potuto affrontare e di non sapere per quale motivo e con quale metodologia l`allora suo consulente individuò quelle utenze riconducibili a parlamentari, molte delle quali, peraltro, non avevano nulla a che vedere con l`indagine “Why not”. Al contrario Genchi ha spiegato di non aver violato la legge, svolgendo gli accertamenti secondo determinati e precisi input datigli dall`ex pm e senza sapere che quelle utenze individuate portassero direttamente ad alcuni esponenti politici. Spiegazioni che, però, non hanno convinto il gup Barbara Callari che oggi ha disposto il rinvio a giudizio per entrambi.
REAZIONI  De Magistris si dice “amareggiato” e parla di un procedimento in cui «mi appare chiara l`incompetenza dell`autorità giudiziaria di Roma, così come è ancora più evidente l`infondatezza dei fatti». «Non mi aspettavo questo rinvio a giudizio – spiega – perché l`accusa rivoltami è quella di aver acquisito tabulati di parlamentari senza necessaria autorizzazione del Parlamento stesso: mai un pm potrebbe essere così ingenuo. Ritenevo e ritengo un dover costituzionale indagare nei confronti di tutti e anche nei confronti dei parlamentari e dei potenti. Mi auguro che la magistratura giudicante, nella sua autonomia e indipendenza, riconosca la correttezza del mio operato e l`infondatezza degli addebiti formulati dalla Procura di Roma».
«L`unica nota positiva di questa giornata amara  – ha concluso De Magistris – è che in un pubblico dibattimento tutti si potranno rendere conto della incredibile storia da cui ancora oggi sono costretto a difendermi». Naturalmente di tenore opposto il commento del difensore di Mastella, l`avvocato Nicola Madia. «Il gip ha ritenuto solido l`impianto accusatorio ed idoneo ad essere portato in giudizio. Credo – ha aggiunto il legale – che il rinvio a giudizio rappresenti un primo, seppur parziale e ancora sottoposto al vaglio del tribunale, risarcimento quantomeno morale per Clemente Mastella».

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