«Dica le cose giuste, sono innocente». Ma l`avvocato difendeva il boss

Nella foga di professarsi innocente, ha interrotto in aula un avvocato che parlava anche nel suo interesse. È accaduto davanti al Tribunale di Torino, nel corso del troncone del processo “Crimine” contro esponenti della ‘ndrangheta trapiantati in Piemonte. Giuseppe Catalano, considerato dagli inquirenti al vertice del “locale” di Siderno-Torino, ha preso all`improvviso la parola, sostenendo di «non avere fatto niente». In realtà l’intervento di Catalano potrebbe essere derivato da un fraintendimento sulle parole dell’avvocato che parlava nell’interesse di tutti gli imputati. Il professionista, intervenuto in merito al possibile trasferimento del processo a Reggio Calabria, è stato apostrofato dal presunto boss con un «dica le cose giuste», ma si stava limitando a ripercorrere i fatti e i personaggi elencati nel capo d`accusa. Gli imputati sono, oltre a Giuseppe Catalano, il fratello Giovanni con Carmelo Cataldo e Rocco Zangrà, arrestati nel 2010 nel quadro di una serie di inchieste che portarono al coinvolgimento di trecento persone. Il procedimento principale, chiamato “Minotauro”, è sfociato nei giorni scorsi all`invio dell`avviso di chiusura indagini a 184 soggetti.