Si è ritirato in camera di consiglio il gup Silvana Grasso. Oggi pomeriggio dovrà decidere se prosciogliere o rinviare a giudizio il consigliere regionale del Pri Antonio Rappoccio accusato di scambio elettorale. La richiesta di processare l’esponente politico dei Repubblicani è stata ribadita in aula stamattina dal pubblico ministero Francesco Tripodi, in sostituzione del collega Stefano Musolino che ha coordinato le indagini.
All’udienza preliminare si è costituito parte civile l’ex presidente del Consiglio comunale di Reggio, Aurelio Chizzoniti (assistito dall’avvocato Carmelo Malara), il presidente dell’ “Iride Solare” Pasquale Tommasini e i giovani Antonio Caridi, Giuseppe e Santino Nucera.
Proprio a questi ultimi, assistiti dall’avvocato Domenico Serrao, il consigliere regionale Rappoccio avrebbe promesso un posto di lavoro in cambio del voto alle ultime elezioni regionali.
Inizialmente il pm Tripodi si era opposto alla costituzione di parte civile formulata da Chizzoniti. Dopo l’intervento, però, dell’avvocato Malara, il pubblico ministero ha ritirato l’opposizione concordando sul grave pregiudizio maturato dal primo dei non eletti della lista del Pri a Palazzo Campanella in seguito alla presunta condotta di Rappoccio.
Non è stata accolta, invece, la richiesta dell’avvocato Serrao di contestare in udienza all’imputato anche il reato di truffa aggravata.
Rappoccio, presente in aula, secondo l’impianto accusatorio della Procura sarebbe stato l’ideatore di concorsi “fantasma”. «In particolare – scrivono i magistrati – a ciascun aspirante veniva richiesto un impegno elettorale per il raggiungimento dell’obiettivo della creazione dei posti di lavoro ed a tal fine venivano consegnate delle schede che poi venivano restituite alla segreteria del Rappoccio in cui figurano annotati i nominativi degli elettori di cui veniva assicurato il voto, con indicazione del seggio e della sezione elettorale».
La centrale operativa era in via San Francesco Da Paola numero 51, a Reggio Calabria. È lì, nell’ex segreteria dell’esponente del Pri a pochi metri da piazza Sant’Agostino, che avevano sede le cooperative al centro dell’inchiesta sul caso Rappoccio. Prima l’Alicante, poi la Iride Solare e, infine, la Sud Energia. Buona parte dei soggetti che ruotavano attorno a queste società, oggi lavorano al Consiglio regionale nella struttura del consigliere indagato.
Tra questi non figura certamente Pasquale Tommasini, presidente dell’ “Iride Solare”. È lui che oggi si costituisce parte civile dopo aver spiegato i meccanismi della “cricca Rappoccio” alla Guardia di Finanza.
«Per come mi hanno riferito persone che lavoravano per lui, Rappoccio aveva dato ordine di distruggere tutta la documentazione che in un modo o nell’altro poteva interessarlo». È una delle frasi più pesanti riferite da Tommasini agli inquirenti.
La Regione Calabria, solita a costituirsi parte civile nei processi in cui dalla Procura viene indicata come parte offesa di un reato, questa volta non si è presentata.
Inutile l’appello del gup Silvana Grasso nel tentativo di individuare l’avvocato della Regione che, evidentemente, non si sente danneggiata dal presunto scambio elettorale del consigliere Antonio Rappoccio.
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