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Un`associazione in memoria di Tommaso Rubino

Il controsenso è ben espresso dalle parole di Leoluca Orlando, pronunciate durante un recente incontro pubblico a Reggio Calabria: «Spesso i calabresi vanno fuori regione per farsi curare da un alt…

Pubblicato il: 26/01/2012 – 16:21
Un`associazione in memoria di Tommaso Rubino

Il controsenso è ben espresso dalle parole di Leoluca Orlando, pronunciate durante un recente incontro pubblico a Reggio Calabria: «Spesso i calabresi vanno fuori regione per farsi curare da un altro calabrese». Una frase con la quale il presidente della commissione sugli errori sanitari intendeva sottolineare le inefficienze di una sanità regionale incapace persino di mantenere attive le eccellenze umane nel suo stesso territorio. Nessuno più degli abitanti di Petronà, piccolo comune in provincia di Catanzaro, sa che questo è vero. Qui, però, gli ormai tristemente famosi viaggi della speranza – a cui sono costretti ogni anno migliaia di calabresi – fino a non molto tempo fa si configuravano come viaggi della fiducia, come migrazioni orientate verso una sanità familiare e accogliente, rappresentata da un medico, il dottor Tommaso Rubino, scomparso nel gennaio dello scorso anno.
Petronese di origine, lascia il paesino a diciotto anni per andare a studiare medicina a Milano. Dopo gli studi, la sua carriera si spende tra il Policlinico e alcune tra le più prestigiose cliniche private lombarde. Ma i legami con la terra natìa non si scioglieranno mai, e Rubino diventerà ben presto un punto di riferimento per tutti i suoi ex concittadini, alla ricerca di un’assistenza sanitaria adeguata, garantita soprattutto dalla professionalità e la sollecitudine di un calabrese costretto dall’epoca storica a dare il suo contributo per la crescita del sistema sanitario di un’altra regione. Nel ricordo di tutti i petronesi che negli anni hanno avuto bisogno di lui, prima che un medico Rubino era soprattutto un amico a cui rivolgersi in caso di bisogno, un “emigrato” che non aveva dimenticato le difficoltà intrinseche alla sua terra, a cui cercava di sopperire mettendo a disposizione le sue capacità combinate alle strutture più avanzate della sanità pubblica e privata. Un connubio impossibile, in Calabria.
A distanza di un anno dalla sua morte, Petronà ha voluto ricordare il suo medico con una cerimonia pubblica in Comune e la costituzione di una associazione in suo nome, che opererà prevalentemente nel campo dell’assistenza sociale. A partire dalla fine di questo anno scolastico verrà anche istituita una borsa di studio per gli studenti delle classi superiori. Un modo per mantenere vivo il ricordo di un uomo che – come ha ricordato il sindaco Santino Bubbo –  «ha sempre aiutato, con grande disponibilità, tutti i petronesi che lo avevano interpellato per problemi di salute. A volte problemi seri, affrontati ricorrendo a quelli che noi chiamiamo viaggi della speranza, dove spesso si ha la certezza di partire ma non quella di fare ritorno a casa. Il dottor Rubino si impegnava con scrupolo con tutti i suoi pazienti, a tutti dedicava attenzione e cura e a tutti prestava il suo servizio e le sue competenze e l’arte delle sue mani era mossa da un cervello fine e intelligente». Una vita dedicata agli altri, seguendo l’esempio della madre Luisa, per molto tempo l’unica ostetrica del paese. Una missione forse determinata da un trauma di gioventù, quando durante una gita al mare due suoi amici morirono annegati. Lui si salvò, e ai petronesi piace pensare che si sia trattato di un miracolo, voluto da una provvidenza benevola nel voler lasciare in vita il futuro benefattore di un’intera comunità.
Questo il ricordo di un amico: «Da Virginia fino a Stefano, la prima e l`ultimo dei petronesi. Nel mezzo un elenco di persone operate e poi diventate amiche. Tommaso esaudiva desideri, richieste di informazioni di ogni genere. Era il primo a essere interpellato per risolvere un problema, di qualsiasi natura. Lui per noi era “L`ufficio soluzioni affari semplici”. Quanti di noi si sono chiesti “e adesso chi sarà il mio punto di riferimento? A chi mi potrò rivolgere per un mio problema, un mio dubbio, una mia necessità?”». Paure e timori legittimi, in un territorio che – parafrasando Bertolt Brecht – è povero proprio perché ha bisogno di “eroi”. 

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