«L`impianto accusatorio è stato confermato». Il sostituto procuratore generale presso la Corte d`appello di Catanzaro, Massimo Lia, commenta così il dispositivo della sentenza dei giudici di secondo grado nel processo scaturito dall`indagine “Why not”. Lia, che ha rappresentato la pubblica accusa assieme al procuratore generale Eugenio Facciolla, ha aggiunto: «Siamo pienamente soddisfatti per la sentenza, anche perché è stato riconosciuto il reato associativo per alcuni degli imputati, così come avevamo chiesto nel nostro appello. I giudici hanno aggiunto altre condanne a quelle di primo grado e questo riteniamo che dimostri come la tesi dell`accusa è stata sostanzialmente accolta».
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