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Il lucroso business degli interinali nell`indagine che arrivò a Prodi e Mastella

Un sistema trasversale che riusciva a controllare e dirottare i fondi europei, appalti e progetti regionali creati per dare un lavoro, naturalmente precario, ad alcuni “selezionati”. Al centro di t…

Pubblicato il: 27/01/2012 – 20:02
Il lucroso business degli interinali nell`indagine che arrivò a Prodi e Mastella

Un sistema trasversale che riusciva a controllare e dirottare i fondi europei, appalti e progetti regionali creati per dare un lavoro, naturalmente precario, ad alcuni “selezionati”. Al centro di tutto l’ex leader della Compagnia delle opere Antonio Saladino. A svelare il lucroso business dei lavoratori interinali all’allora pm Luigi De Magistris fu l’ex socia in affari di Saladino, Caterina Merante, divenuta superteste prima e indagata poi.
L’indagine parte con perquisizioni a tappeto in mezza Calabria. È proprio in questa fase che vengono fuori le liste dei giovani disoccupati con accanto il politico “segnalatore”. L’agendina sequestrata a Saladino scatena una reazione a catena. Dentro c’è un po’ di tutto dalla politica alla Chiesa. Il fascicolo dell’ex pm inizia a crescere a dismisura. Nel registro degli indagati finiscono le due giunte regionali guidate da Chiaravalloti e da Loiero.
Ma è solo l’inizio. De Magistris chiama in causa parlamentari, ufficiali delle forze dell’ordine fino all’ ex presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi e l`ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella. In qualità di guardasigilli, Mastella chiede a quel punto il trasferimento di De Magistris per presunte irregolarità nella gestione di altre indagini.  Il procuratore generale facente funzioni di Catanzaro, Dolcino Favi, interviene e avoca l’inchiesta che successivamente con l’arrivo del pg Enzo Jannelli viene affidata a un pool di magistrati.
Nel dicembre 2008 quel fascicolo finisce al centro di uno scontro senza precedenti tra apparati giudiziari dello Stato: la Procura di Salerno e la Procura generale di Catanzaro. I magistrati campani sequestrarono i fascicoli nell`ambito di una loro indagine su un presunto complotto per bloccare le indagini di De Magistris, che nel frattempo era stato trasferito a Napoli come giudice al Tribunale. La Procura generale catanzarese reagì controsequestrando gli atti. Lo scontro tra i due uffici ha portato a decisioni drastiche da parte del Csm che ha trasferito la gran parte dei magistrati protagonisti della vicenda.
Proprio da quell’incredibile contesa trae origine l’indagine della Procura di Roma che ha portato al rinvio a giudizio di De Magistris e del suo consulente Gioacchino Genchi per aver acquisito i dati telefonici di otto parlamentari senza la necessaria autorizzazione. Nonostante tutto, la Procura generale, proprio pochi giorni dopo lo scontro con quella salernitana, chiuse le indagini per 106 persone. Con rito abbreviato il gup Abigail Mellace ha condannato otto persone e ne ha assolte 34. L’udienza preliminare si è invece conclusa con 27 rinvii a giudizio (il processo è tuttora in corso) e 28 proscioglimenti. La Procura generale ha presentato ricorso contro il proscioglimento di 6 persone dall’accusa di associazione per delinquere. La Cassazione ha dato ragione alla pubblica accusa. Si attende ora la fissazione di una nuova udienza preliminare per Nicola Adamo, Ennio Morrone, Giancarlo Franzè, Franco Morelli, Dioniso Gallo e Aldo Curto. Ma non solo. Con la stessa sentenza il gup Mellace decise infatti di trasmettere gli atti alla Procura per verificare le ipotesi di reato nei confronti, tra gli altri, proprio della superteste Caterina Merante. L’indagine promette nuove ed eclatanti sorprese.

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