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`Ndrangheta, l`allarme di Pignatone e Di Landro

È stato inaugurato questa mattina presso la Corte d’appello di Reggio l’anno giudiziario 2012. Oltre ai principali rappresentanti della magistratura inquirente e giudicante della provincia, alla ce…

Pubblicato il: 28/01/2012 – 13:28
`Ndrangheta, l`allarme di Pignatone e Di Landro

È stato inaugurato questa mattina presso la Corte d’appello di Reggio l’anno giudiziario 2012. Oltre ai principali rappresentanti della magistratura inquirente e giudicante della provincia, alla cerimonia hanno partecipato molti esponenti della politica e delle istituzioni, tra cui il prefetto Luigi Varratta, il sindaco di Reggio Demetrio Arena, il vicepresidente del consiglio regionale Alessandro Nicolò e la parlamentare Angela Napoli. Nel corso del discorso inaugurale, il presidente facente funzioni della Corte d’appello, Bruno Finocchiaro, ha analizzato i problemi e le possibili riforme della giustizia italiana nel suo complesso, per poi concentrare la sua attenzione sulla situazione del distretto reggino.
La relazione sull’amministrazione della giustizia – che ha preso in esame il periodo tra il 1 luglio 2010 e il 30 giugno 2011 – ha evidenziato la cronica carenza di organico della magistratura in riva allo Stretto, dove si continua a operare in un continuo stato di emergenza. Il tutto si traduce in una scopertura pari al 25% per quanto riguarda i soli organi giudicanti. A questo stato di cose, si aggiunge poi la scarsità del personale amministrativo che – afferma Finocchiaro – «colpisce indistintamente tutti gli uffici del distretto».
«Nonostante la situazione di affanno – ha continuato il presidente della Corte d’appello – la lotta alla ‘ndrangheta è stata costellata di numerosissimi successi grazie anche alla professionalità dei vari procuratori che hanno permesso di infliggere un duro colpo a potenti cosche mafiose ben radicate nel territorio calabrese, nazionale e transnazionale. Risultati ampiamente positivi, se si tien conto che il numero dei procedimenti iscritti per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso è aumentato del 21%, in una terra dove l’indice di densità criminale è stato stimato al 27% della popolazione».
Di seguito alcuni stralci delle relazioni presentate dai capi degli uffici giudicanti e requirenti del distretto provinciale.

IL BILANCIO DI PIGNATONE Anche il procuratore capo di Reggio evidenzia le gravi difficoltà in cui si dibattono i magistrati impegnati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata: «Va detto che l’assoluta insufficienza dell’organico è ancora più grave in quanto questo ufficio deve fronteggiare l’eccezionale carico di lavoro derivante dalla presenza in questa provincia della ‘ndrangheta, la più potente, pericolosa e ricca delle organizzazioni criminali operanti oggi in Italia e in Europa».
Pignatone spiega le ragioni di un simile potere criminale: «È proprio dalla presenza massiccia che la ‘ndrangheta trae la base della sua forza sia in termini di potenza militare ed economica, sia in termini di radicamento e consenso sociale. Basti pensare che dalle indagini in corso è risultato che in cittadine di 10mila abitanti vi sono 300 o 400 affiliati ai “locali” di ‘ndrangheta, numero che probabilmente oggi si raggiunge con difficoltà in una città come Palermo».
Dalle indagini coordinate dalla dda reggina è emersa infine l’unitarietà della criminalità organizzata calabrese, l’esistenza di un organo di vertice che ne governa gli assetti e l’esistenza di molteplici proiezioni oltre il territorio regionale. Nella relazione, Pignatone fa inoltre riferimento ai successi ottenuti negli ultimi anni: «Sotto il profilo del contrasto alle dinastie mafiose, sono stati conseguiti risultati significativi con i procedimenti nei confronti di quasi tutte le cosche più importanti». «Quanto all’attività di contrasto in sede giudiziaria di esponenti della cosiddetta “zona grigia” – si legge ancora nel documento – si deve in primo luogo ricordare il processo contro Domenico Crea, consigliere regionale votato, secondo l’accusa, dalle maggiori cosche di ‘ndrangheta e subentrato in Consiglio dopo l’omicidio di Franco Fortugno. Una specifica segnalazione merita poi la sentenza del gup che ha condannato per corruzione elettorale aggravata Santi Zappalà». Per quanto riguarda l’aggressione ai patrimoni mafiosi, il valore dei beni sequestrati ammonta a circa 1400 milioni di euro.

TRIBUNALE DI REGGIO Per Luciano Gerardis, il principale problema dell’organo giudiziario da lui presieduto riguarda «la carente dotazione delle risorse. Il Tribunale di Reggio ha per lunghissimi mesi dovuto operare con 33 magistrati, tra scoperture, maternità e applicazioni ad altri uffici. Ancora più grave la situazione del personale di cancelleria, assolutamente insufficiente per numero». Una condizione di emergenza che si traduce in un generale aumento delle pendenze.

TRIBUNALE DI PALMI Quadro difficile anche quello illustrato dal presidente Mariagrazia Arena, che rimarca «l’impossibilità, anche per l’anno corrente, di poter organizzare la sezione presso la sede centrale secondo canoni di piena efficienza, atteso che risultano vacanti, nell’unica sezione civile, ben quattro posti di giudice». Senza contare la carenza di personale amministrativo, «che contribuisce in maniera non secondaria a impedire un sostanziale aumento della produttività».

PROCURA GENERALE La relazione del procuratore generale Salvatore Di Landro si concentra soprattutto sull’azione della criminalità organizzata e sulle difficoltà delle azioni di contrasto: «Nonostante gli sforzi profusi e i successi conseguiti dall’autorità giudiziaria e dalle forze dell’ordine, si avverte sempre la presenza, massiccia e soffocante, della ‘ndrangheta in ogni angolo di questa provincia. Il suo radicamento nel tessuto sociale fa apparire ancora molto lontana nel tempo la sua sconfitta o, quanto meno, una significativa marginalizzazione».

PROCURA DI LOCRI «Nel periodo di tempo preso in esame – sottolinea il procuratore capo Giuseppe Carbone – hanno destato grave allarme sociale gli omicidi volontari che continuano a verificarsi costantemente nella Locride. Destano preoccupazione, altresì, le numerose rapine consumate e tentate ai danni di privati, di istituti bancari e di uffici postali. Per quanto riguarda le estorsioni, è da ritenere che nella maggior parte dei casi non vengano denunciate dalle vittime per timore di ritorsioni o rappresaglie».

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