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Don Ennio Stamile: «Non sono né un prete antimafia, né un eroe»

«Non sono né‚ un prete antimafia, né un eroe. Sono solo un sacerdote che fa il proprio dovere, di fronte al male non possiamo tacere». Così don Ennio Stamile, parroco di Cetraro, in provincia di Co…

Pubblicato il: 30/01/2012 – 20:06
Don Ennio Stamile: «Non sono né un prete antimafia, né un eroe»

«Non sono né‚ un prete antimafia, né un eroe. Sono solo un sacerdote che fa il proprio dovere, di fronte al male non possiamo tacere». Così don Ennio Stamile, parroco di Cetraro, in provincia di Cosenza, commenta a Radio Vaticana le gravi intimidazioni mafiose subite nei giorni scorsi. «Queste minacce sono state una reazione alla mia predicazione di sacerdote che, in certi casi, come insegna il Magistero sociale della Chiesa, deve assumere i toni della denuncia. È chiaro che quando vediamo il male, soprattutto quando raggiunge livelli preoccupanti e colpisce chi è povero e solo, come gli anziani e i disabili, noi preti non possiamo tacere». «Purtroppo però questa denuncia, in alcuni ambienti di sotto-cultura e sotto-sviluppo, – prosegue il sacerdote ai microfoni dell`emittente pontificia – non viene colta come un invito alla riflessione, alla conversione, ma come un atteggimento di sfida. Ma non mi piace neanche che i mass media in questi casi utilizzino etichette mediatiche, descrivendoci come preti contro la mafia. Il prete, infatti, come il cristiano non è contro nessuno». Don Stamile denuncia anche «una sorta di discriminazione mediatica che nasconde la parte buona della nostra gente e ci reca danno. Mi preoccupa più questo – dice – che le minacce che possiamo subire durante il nostro ministero pastorale». «Perciò non voglio essere presentato come un prete antimafia, o come un eroe. Gli eroi ce li abbiamo già avuti a Cetraro, come il consigliere comunale Gianni Losardo, ucciso dalla `ndrangheta, e in tutta la Calabria, politici, magistrati, sacerdoti. Oggi ci servono persone che, con i propri limiti e le proprie debolezze, si sforzino semplicemente di fare quotidianamente il proprio dovere, impegnandosi per il bene, la giustizia, la legalità e la solidarietà». «L`impegno di noi sacerdoti per la legalità – prosegue il sacerdote – dà fastidio a chi utilizza l`usura, il pizzo, per colpire con la paura i più deboli. A coloro che pensano che con la disonestà si possa andare avanti, che siccome in Calabria non c`è lavoro i giovani per trovarlo si devono affidare alla `ndrangheta. Dà fastidio a questo tipo di persone che qui, per fortuna, sono poche, molto poche, ve lo assicuro». «Dopo le minacce ho ricevuto molti attestati di solidarietà. Ma non dobbiamo indignarci solo quando queste intimidazioni le ricevono i preti, ma anche quando le ricevono i consiglieri comunali, i medici, i professionisti. L`indignazione deve essere costante, così come l`impegno per la giustizia e la solidarietà».

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