REGGIO CALABRIA Il boss della `ndrangheta, Nino Lo Giudice, capo dell`omonima cosca, e il cugino Consolato Villani, entrambi collaboratori di giustizia, sono credibili e le loro dichiarazioni hanno dato un contributo importante allo svolgimento delle indagini sulla consorteria di cui fanno parte. A stabilirlo è stato il gup di Reggio Calabria, Daniela Oliva, che infliggendo comunque ai due condanne pesanti ha concesso loro lo sconto della metà della pena reso possibile dall`articolo 8 della legge antimafia 203/91. Nino Lo Giudice è stato condannato a dieci anni direclusione e Villani a nove al termine del processo con rito abbreviato contro i presunti affiliati al clan. Oltre a lorosono stati condannati altri cinque imputati a pene variabili dai 10 ai 5 anni di reclusione, e il gup ha ammesso cinque patteggiamenti a due anni di reclusione. Tra le persone condannate figura anche la moglie di Luciano Lo Giudice, fratello di Nino e anche lui al vertice della cosca. Al momento della lettura del dispositivo da parte del gup, dalle gabbie degli imputati si sono levate grida e urla di minacce. Nino Lo Giudice e Villani, collegati in videoconferenza, invece, hanno ascoltato la lettura in silenzio senza fare commenti. Antonino Lo Giudice si è anche autoaccusato delle bombe fatte esplodere nel 2010 alla Procura generale di Reggio ed avanti al portone dell`abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e dell`intimidazione fatta al procuratore Giuseppe Pignatone con il ritrovamento di un bazooka a poche centinaia di metri dalla sede della Dda. Per questi fatti, nei quali sono indagati anche Luciano e
altre due persone, procede la Dda di Catanzaro.
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